È stata recentemente pubblicata la relazione annuale del DIS (Dipartimento d’Informazione per la Sicurezza della Repubblica) contenente tutti i rischi che stando a quanto elaborato dall’intelligence – che non sta assolutamente per intelligente – il Paese si ritrova a dover fronteggiare. Presenti quattro ministri (Difesa, Esteri, Imprese e Made in Italy, Ambiente e Sicurezza energetica), il presidente Copasir, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e i vertici delle forze dell’ordine e delle forze armate. Nelle pagine della relazione, il conflitto in Ucraina e il possibile pericolo nucleare occupano un ruolo di centralità, anche se nonostante i timori relazionati l’intelligence nostrana pone la lente d’ingrandimento su presunti errori strategici commessi dai russi.
“In particolare, i fallimenti strategici di Putin appaiono ascrivibili a deficit interpretativi dello scenario ucraino, alla sottovalutazione della portata, rapidità e coesione della risposta occidentale all’invasione in Ucraina e alla sottostima della tenacia del popolo e delle Forze di Kiev. Si valuta che il Presidente Putin sia stato indotto ad agire dal suo convincimento che le Forze Armate russe fossero capaci di conseguire, in pochi giorni, la vittoria militare, evitando dunque il sovrapporsi di pacchetti sanzionatori da parte dei Paesi occidentali”. Questa la lettura data dall’intelligence – non intelligente – italiana agli avvenimenti militari in Ucraina; si ripropone “la guerra lampo” quando questa è stata smentita da qualsiasi analista militare Nato; ripropongono la storiella della “reazione straordinaria della resistenza popolare ucraina”, ma non spiegano che la resistenza militare ucraina è stata possibile solo grazie ad 8 anni di riarmo da parte della Nato. Insomma, un’analisi che potremmo benissimo leggere su Open di Mentana, su La Stampa di Giannini; avremmo risparmiato carta e danari pubblici, ma si sa che all’intelligence tengono famiglia e in qualche modo devono campare. Sul piano commerciale sono state analizzate le relazioni tra Mosca e i suoi alleati storici e l’influenza che la Russia eserciterebbe su quei paesi scontenti dell’attuale assetto internazionale, con particolare riferimento ai BRICS, nel tentativo di dare forza a un’ipotetica alleanza antioccidentale. Anche qui, la colpa è della Russia e della Cina se certi paesi si sono stancati dell’occidente; il mondo occidentale è innocente come a Cristo, non ha mai trattato il mondo come il suo vasto impero coloniale.
Sul fronte interno, l’intelligence ha puntato il dito contro gli hacker russi (e ti pareva!) rei di aver operato attacchi informatici contro il nostro sistema internet – come se noi non facessimo di peggio! – per destabilizzare il paese. Infine, una menzione d’onore la ottengono gli anarco-insurrezionalisti (dove sono?) e i comunisti (ci sono sempre come il prezzemolo). I primi sono sospettati di ricreare una rete volta sovvertire le fondamenta “del nostro Stato e della nostra democrazia che definiscono sistema”. I secondi invece sono accusati di qualcosa di ben più grave secondo i nostri Giacomo Legame (versione italica di James Bond): stanno osando fare ricerche storiche sul movimento operaio degli anni 70 e sulle Brigate Rosse.
In sintesi, nella relazione finale dei servizi segreti non c’è un dato, una dichiarazione o una idea che sia corroborata da fatti e prove materiale. L’intelligence italiana non si limita più a far circolare veline presso i quotidiani, ma adesso fa concorrenza ai media spacciando la propaganda per analisi seria.
Sono alla frutta. E questo ci rallegra.
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