Giorgia Audiello
Avanti.it
Nel silenzio generale dei media occidentali filo-Nato, da mesi la Russia sta denunciando la presenza sul territorio ucraino di laboratori biologici la cui attività, condotta con il supporto e la supervisione degli Stati Uniti, violerebbe la Convenzione sulle armi biologiche e tossiniche (BTWC). In merito, Mosca aveva chiesto di convocare una riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulla base dell’articolo 6 del BTWC affinché fosse esaminata una denuncia presentata il 24 ottobre 2022 contenente le prove di violazione della Convenzione da parte dell’Ucraina e degli Stati Uniti. Tuttavia, la richiesta russa è stata respinta dal Consiglio: a favore, infatti, ha votato, oltre alla stessa Russia, solo la Cina, mentre Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti hanno votato contro. Gli altri dieci paesi, membri non permanenti (Albania, Brasile, Gabon, Ghana, India, Irlanda, Kenya, Messico, Norvegia, Emirati Arabi Uniti), invece, si sono astenuti, così che è risultato impossibile accertare la veridicità delle accuse lasciando quantomeno un velo di sospetto nei confronti delle potenze occidentali desiderose di accantonare velocemente la questione. Nonostante una documentazione dettagliata composta da più di 300 pagine – che includeva sia la denuncia che una bozza di risoluzione per autorizzare il Consiglio a istituire una commissione per indagare sulle affermazioni della Russia – l’ambasciatrice statunitense, Linda Thomas-Greenfield, ha sbrigativamente etichettato la questione come una «colossale perdita di tempo», ascrivibile a una «campagna di disinformazione» promossa dal Cremlino, negando ovviamente tutte le accuse.
La questione, tuttavia, non è caduta nel vuoto come le potenze “atlantiche” avrebbero voluto, in quanto Mosca ha sollevato nuovamente il fatto proprio in questi giorni, con un progetto di appello dell’Assemblea federale russa ai parlamenti di tutto il mondo in relazione all’attività biologica militare statunitense al di fuori del suo territorio: «L’Assemblea Federale della Federazione Russa invita i parlamenti dei paesi del mondo che ospitano laboratori biologici controllati dagli Stati Uniti a dare una valutazione giuridica e politica degli accordi che i loro servizi sanitari nazionali stipulano con il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Questi accordi hanno carattere deliberatamente discriminatorio e mirano a nascondere ai cittadini la pericolosità della ricerca che si sta conducendo, come dimostrano le restrizioni o addirittura il divieto totale di accesso ai laboratori biologici e al lavoro in essi svolto, anche per i servizi di sicurezza nazionale», si legge nel progetto di appello. La proposta di lanciare un monito ai parlamenti di tutto il mondo è stata espressa dalla vicepresidente della Duma di Stato Irina Yarovaya durante l’analisi di un rapporto della Defense Threat Reduction Agency (DTRA) del Pentagono. Dall’analisi, infatti, emergerebbe come il Pentagono abbia «creato intenzionalmente e sistematicamente un sistema globale di bioprospezione», ovvero di esplorazione della biodiversità a fini “scientifici”..
Il rappresentante permanente russo all’ONU, Vassily Nebenzia, ha parlato di «attività biologiche militari svolte con la più diretta assistenza e partecipazione del Dipartimento della Difesa statunitense (DoD) in laboratori nei territori delle ex repubbliche sovietiche lontane dal continente nordamericano e vicino ai confini russi. Tali attività sono condotte tra l’altro indirettamente attraverso la Defense Threat Reduction Agency (DTRA) del Pentagono», un’agenzia del dipartimento della Difesa degli Stati Uniti volta a contrastare le armi di distruzione di massa, comprese quelle biologiche. Un accordo del 2005 tra il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti e il ministero della salute dell’Ucraina stabilisce che il Pentagono può «fornire assistenza al ministero della salute dell’Ucraina nell’area della ricerca biologica cooperativa, rilevamento e risposta di agenti di minaccia biologica in relazione a agenti patogeni pericolosi situati nelle strutture in Ucraina” (articolo 3). L’articolo 4 dell’accordo prescrive di conservare tutti i patogeni solo presso i laboratori assistiti dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, nonché di trasferire negli Stati Uniti i campioni di tutti i ceppi raccolti in Ucraina ei dati generati dalla sorveglianza delle malattie infettive in quel paese».
A confermare la presenza di laboratori biologici in Ucraina è stata la stessa Victoria Nuland, attuale Sottosegretario di Stato americano e protagonista della rivolta di Maidan del 2014, quando è comparsa diverse volte nella piazza da cui poi si sarebbero scatenate le proteste che hanno portato al “cambio di regime” a Kiev: «L’Ucraina ha centri di ricerca biologici, il che solleva preoccupazioni legate al fatto che le truppe e le forze russe possano voler assumere il controllo delle strutture. Per questo motivo stiamo lavorando con gli ucraini per capire come possano prevenire che i materiali di ricerca finiscano nelle mani dell’esercito russo, qualora questo si avvicinasse», aveva dichiarato. Alcuni documenti, inoltre, rivelano che gli USA hanno deciso di sostenere attraverso il Department of Defense’s Biological Threat Reduction Program molteplici nazioni ex sovietiche nell’ottica di sviluppare un programma di analisi di patogeni e tossine utile a contrastare epidemie «deliberate, accidentali o naturali». Uno scopo apparentemente virtuoso che però potrebbe nascondere ben altri fini. Durante l’operazione militare speciale, infatti, le forze russe sono entrate in possesso di migliaia di prove, documenti e testimonianze dirette su un programma biologico militare finanziato dagli Stati Uniti e il capo russo della Forza di protezione dalle radiazioni, chimica e biologica, Igor Kirillov, ha presentato un rapporto affermando che sul territorio dell’Ucraina è stata creata una rete di oltre 30 laboratori biologici. Le carte rinvenute dalle forze russe sono state presentate alla riunione delle Nazioni Unite da Nebenzia, il quale ha asserito esplicitamente che «I documenti ottenuti contengono le descrizioni dei progetti UP-4, Flu-Flyway e P-781 per studiare la possibilità di diffondere pericolose infezioni attraverso uccelli migratori (tra cui influenza ad alta patogenicità e malattia di Newcastle) e pipistrelli (tra cui patogeni di peste, leptospirosi, brucellosi nonché coronavirus e filovirus potenzialmente infettivi per l’uomo), che possono essere considerati mezzi di trasporto. L’ambito geografico di entrambi i progetti comprendeva le regioni dell’Ucraina confinanti con la Russia, nonché il territorio della Russia stessa».
Proprio la presenza di laboratori biologici sul suolo ucraino è una delle cause principali dell’avvio dell’operazione militare lo scorso 24 febbraio, in quanto le attività biologiche militari sono considerate una minaccia alla sicurezza nazionale, come spiegato dalla portavoce del ministero degli esteri russo Maria Zakharova: «da parte nostra, rileviamo che la Russia considera le attività biologiche militari svolte dagli Stati Uniti e dai loro alleati vicino al nostro confine come una potenziale minaccia alla sicurezza nazionale. Abbiamo più volte segnalato i gravi rischi legati all’emersione lungo i nostri confini di laboratori impegnati nelle suddette attività, che sono sostenuti e affiliati al Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti e agli alleati di Washington», ha affermato recentemente. Non a caso, secondo Kirillov, dal 24 febbraio 2022 – giorno d’inizio delle operazioni belliche in Ucraina da parte di Mosca – tutti i laboratori hanno ricevuto l’ordine dal ministero della sanità ucraino di distruggere completamente tutti i bioagenti in magazzino.
Una questione di così ampia e profonda portata e della massima gravità viene sbrigativamente etichettata come fake news e propaganda dai media e dalle istituzioni di quegli stati che sono direttamente coinvolti nelle accuse, come del resto è facile aspettarsi: tuttavia, proprio la mancata volontà di approfondire la questione esaminando la mole di prove che la Russia ha sottoposto in sede ONU, se da un lato non permette di confermare la versione russa, dall’altro non permette nemmeno di smentirla. Alimenta però forti sospetti su quegli attori che non desiderano fare chiarezza attraverso indagini “super partes” e che paiono volersi trincerare dietro il pretesto della propaganda e delle fake news. Tuttavia, ciò che differenzia la propaganda dalla “verità” è proprio il supporto di prove e documentazioni rigorose adeguatamente esposte nelle sedi competenti e secondo le norme delle convenzioni internazionali.
Con l’ultimo appello lanciato dalla Duma di Stato, la Russia ha rimesso la questione al centro dell’attenzione rivolgendosi direttamente ai parlamenti di tutto il mondo, invitandoli a richiedere informazioni ai governi nazionali sulla presenza e sulla natura delle attività della Defense Threat Reduction Agency del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. «Questo rivelerà il vero contenuto dei progetti medici e biologici implementati dagli Stati Uniti e preverrà le loro minacce biologiche militari segrete e le conseguenze catastrofiche per la vita e la salute delle persone», afferma la bozza. Il progetto di appello sarà inviato all’Onu, all’Unione interparlamentare, al Parlamento europeo, all’Assemblea parlamentare dell’Organizzazione del Trattato sulla sicurezza collettiva e all’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai.
Non si esagera affermando che l’iniziativa russa potrebbe essere volta a scongiurare una seconda Wuhan, anche considerato che i vertici del potere globalista occidentale si sono già premurati di avvisare che questa sarà “l’epoca delle pandemie”, in una previsione circostanziata che ha poco di preveggente e molto di “pianificato”. Del resto, qualcuno diceva che «il miglior modo per prevedere il futuro è crearlo».
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