Il ministro della pubblica Sicurezza israeliano Ben Gvir, dopo la visita provocatoria alla Spianata delle Moschee la scorsa settimana che ha suscitato polemiche anche da parte degli alleati storici di Israele, ha ora imposto il divieto di esporre bandiere Palestinesi nei luoghi pubblici e di sventolarle durante le manifestazioni. Il divieto avviene in seguito alle celebrazioni per la liberazione dopo quaranta anni di carcere di un palestinese, Karim Younis, che aveva ucciso un soldato israeliano nei primi anni Ottanta. Ben Gvir ha dato dunque ordine alla polizia di rimuovere le bandiere palestinesi dai luoghi pubblici in quanto rappresenterebbero “un sostegno al terrorismo”. Inoltre, in seguito ad una manifestazione contro il governo con decine di migliaia di persone a Tel Aviv, il ministro ha chiesto alla polizia di essere più severi e di vietare le manifestazioni a sostegno della Palestina oppure critiche nei confronti del governo.
Va ricordato che Ben Gvir, che è stato sempre una figura marginale nella politica del paese, faceva parte del partito estremista sionista Kach, sciolto nel 1994 per terrorismo. Egli aveva addirittura minacciato nel 1995 l’allora primo ministro israeliano Yitzhak Rabin per aver firmato gli Accordi di Oslo con la Palestina, due settimane prima che fosse assassinato da un altro estremista sionista. In seguito alle instabilità politiche israeliane degli ultimi anni durante i quali non si riusciva a formare un governo, Ben Gvir è alla fine diventato ministro grazie ad un governo di coalizione di estrema destra con Netanyahu.
Prosegue dunque la deriva autoritaria e violenta di Israele, il cui governo è ormai senza freni. Nel paese un quinto della popolazione è costituito da arabi-israeliani, discendenti di ex palestinesi che hanno acquisito la cittadinanza israeliana e sono rimasti a vivere nel nuovo stato dopo la sua fondazione del 1948, tale parte della popolazione, che ha anche una rappresentanza nella Knesset, viene ora presa di mira dal nuovo governo estremista che ne propone addirittura la deportazione, insieme ai politici di opposizione definiti “non leali”. Il nuovo governo sembra davvero fuori controllo e pronto anche ad una repressione interna violenta nei confronti di chi non si allinea alla sua deriva estremista contro la Palestina.
AS
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