Pare che l’ora sia vicina. C’è pure stato chi s’è fatto scappare il necrologio anticipato: l’improvvida redazione di Milano Today ha pubblicato ieri la notizia della morte di Silvio Berlusconi, per poi ritirarla pochi minuti dopo con un milione di scuse.L’incidente ha svelato il segreto di Pulcinella: direttori e redattori scalpitano per tirare fuori dal cassetto monumentali coccodrilli alla memoria dell’uomo che ha messo il nome, la faccia e i soldi su mezzo secolo di storia italiana. Le condizioni del Cavaliere sono gravi: ricoverato all’ospedale San Raffaele di Milano nella mattinata di ieri, è stato trasferito al reparto di terapia intensiva in seguito alle complicazioni di una polmonite che deriverebbe a sua volta da una leucemia già in essere. Pur essendo stato definito da uno dei suoi medici più affezionati “tecnicamente immortale”, Berlusconi ha ottantasei anni e mezzo e una lunga serie di interventi chirurgici alle spalle; nell’estate del 2020, inoltre, avrebbe superato la prova più pericolosa della sua vita sconfiggendo l’imbattibile Covid, il cui strascico non è pero legato, secondo i referti medici, all’attuale stato patologico. È pur vero che le precedenti convalescenze lo hanno visto tornare in sella più arzillo di prima, e non è da escludere che anche per lui si possa assistere ad una “resurrezione” come quella di cui è stato di recente protagonista papa Francesco, ma a confermare che stavolta tira un’altra aria è il trambusto che già s’è iniziato a fare intorno alla roba per il cui accumulo quest’uomo tanto s’è speso, e che dovrà abbandonare al momento del trapasso. Secondo Forbes, che ogni anno stila la classifica dei nababbi, Berlusconi è il trecentocinquantaduesimo uomo più ricco al mondo con una fortuna di 6,8 miliardi di dollari (ma qualcosa ci dice che sono molti di più). Mentre accorrono al suo capezzale figli e famigli, assistiti e assistenti, bracci destri e bracci sinistri, il titolo di Media for Europe cresce in borsa come attestato di fiducia ai successori, considerati dai mercati più assennati del Vecchio, che è sempre stato uno con troppe idee strane per la testa. I suoi cavillosi testamenti giacciono in casseforti sepolte chissà dove, e ognuno nella sua famelica corte s’aspetta la sua fettina di miliardi, pure quelli che i soldoni li hanno già avuti. In definitiva, tutta l’esperienza berlusconiana su questo mondo si è consumata in funzione dei dané, della loro esibizione e dell’onnipotenza che deriva dal loro possesso. Difficile pensare ad una redenzione in punto di morte: egli è stato paninaro e palazzinaro, profeta e piduista, padrone del circo e pagliaccio. Eppure, se non fosse marcato stretto dai suoi, egli potrebbe produrre un ultimo spettacolo, quello del suo testamento politico In diretta su tutti i suoi canalacci, Berlusconi potrebbe lasciare agli italiani un’eredità di Verità. Dal letto d’ospedale, senza trucchi e senza filtri, mostrando per la prima volta la sua faccia nuda, egli potrebbe raccontare tutta la Verità sulla Milano da bere, su Milano 2, su Milanello, sui soldi della Mafia, sulle bombe degli anni ’90, sulle privatizzazioni, su Craxi, su Andreotti, su Licio Gelli, su Tangentopoli, sui “comunisti”, sui “fascisti”, sulla macelleria di Genova, sulla munnezza di Napoli, sulle guerre degli americani, sui trattati europei, sulla Libia, sull’Ucraina, sullo spread, sui colpi di stato che si sono succeduti dal 2013 a oggi, sul ponte Morandi, sul Covid, sui vaccini e su altre 6,8 miliardi di storiacce infami che noi umani possiamo solo immaginare. Andrebbe a finire come in Quinto potere, con la gente che si affaccia alle finestre e ai balconi per intonare all’unisono Presidente siamo con te/ meno male che Silvio c’è, lasciando che la televisione conquisti la realtà attraverso l’uomo che più di tutti ha televisionizzato l’Italia. Presidente, siamo con te. Facci quest’ultimo miracolo italiano.
GR
Guido Bulgarelli dice
sarebbe bello, ma qualcosa mi dice che non succederà. Non succede mai, chissà perchè
Riccardo Donat-Cattin dice
Grazie Russo, riesci a mettere in parole pensieri che non abbiamo tempo di pensare (perchè siamo occupati a scrollare facebook e affini)