Le spese militari della Polonia nel 2023 supereranno il 4% del Pil, stando a quanto dichiarato dal presidente Andrzej Duda.
“L’esercito polacco sta ampliando le sue capacità difensive. Stiamo acquistando armi. Nel 2023, oltre il 4% del Pil sarà destinato alla difesa” ha dichiarato il capo di Stato in un’intervista al giornale francese Le Figaro “oggi costruiamo la sicurezza comune, uno per tutti, tutti per uno”.
Duda ha anche ricordato che questo livello di spesa militare equivale al doppio dell’obiettivo minimo del 2% concordato dall’alleanza atlantica nel 2006.
Per il 2023 era precedentemente prevista una spesa per la difesa pari al 3% del Pil, ma ora si pensa di portarla al 4% rendendo la Polonia il primo paese per spesa militare relativa nella Nato. Secondo i dati ufficiali, il paese ha già speso oltre l’1% del suo Pil per le forniture di armi e attrezzature militari all’Ucraina. Secondo le stime, nel 2022 i membri hanno speso in media il 2.57% del Pil nella difesa. La nazione con la maggiore spesa militare relativa è la Grecia che impegna il 3.76% del suo Pil, seguita dagli Stati Uniti con il 3,47%, mentre la Polonia era terza con 2,42%, seguiti in ordine da Lituania, Estonia, Regno Unito, Lettonia e Croazia che spendono almeno il 2% del loro Pil negli armamenti. I restanti venti membri della Nato spendono meno del 2%.
Il ministro della Difesa Mariusz Błaszczak ha dichiarato che l’obiettivo del governo è anche quello di portare l’esercito a 300mila militari, con 250mila soldati a tempo pieno e 50mila membri delle forze di difesa territoriali. A questi vanno aggiunti anche i militari statunitensi dispiegati in Polonia che alla fine del 2020, erano circa 5000, secondo i media, ma il loro numero è raddoppiato negli ultimi due anni, raggiungendo quasi 10mila unità.
La Polonia si conferma dunque un importantissimo bastione del dominio americano. È proprio qui, nell’Europa centro-orientale, che l’occidente sobilla i sentimenti antisovietici, riverberi del passato, e li utilizza come espediente per generare consensi a sostegno delle sue politiche neoimperialiste.
AS
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