Il famoso processo alla cricca del Covid non si è neanche aperto che già ha preso una piega nefasta: i peggiori di tutti sono stati i leghisti lombardi che hanno posticipato le chiusure in obbedienza a Confindustria e a Salvini, Conte e Speranza provano a fare la parte dei fessi col primo che dice di non aver mai avuto fra le mani la “bozza della zona rossa” e il secondo che afferma che era tutto in mano a Conte, Crisanti si riprende la ribalta non pago di essere stato eletto senatore e mena fendenti con le sue “relazioni”, giornali e televisioni canalizzano comodamente il fiume dell’indignazione verso le secche della propaganda a buon mercato. La verità sui morti di Bergamo, insomma, è che non si è fatto abbastanza: davanti alla fermezza della Scienza ha prevalso il balbettio della politica e quei giorni di fabbriche aperte sono stati fatali per far dilagare il contagio. La sottotrama del mancato aggiornamento del piano pandemico, poi, minaccia di produrre esiti disastrosi: da un lato, essa funge da alibi “morale” per Conte e Speranza, i quali si sarebbero ampiamente “riscattati” dopo le incertezze iniziali dovute proprio alla mancanza di linee da seguire, dall’altro impone la formulazione non di uno, ma di tanti piani pandemici quante saranno le potenziali pandemie. Il Veneto, ad esempio, ha già “imparato la lezione” istituendo un “piano strategico operativo” di “contenimento di un’epidemia influenzale” in virtù del quale in caso di emergenza sanitaria tutti i poteri passerebbero ad una task force al cui vertice vi sarebbe comunque il governatore regionale, ma le cui leve di comando sarebbero in mano ai “tecnici” mandati dalla Scienza. Oltre alle varianti Kraken, Cerberus e Gryphon, i veneti terranno d’occhio coi loro laboratori gli sviluppi dell’influenza aviaria (pare sia pieno di uccelli migratori pieni di virus), i Lyssavirus (che si trasmettono da pipistrello a uomo ma non da uomo a uomo: sono a rischio gli speleologi), il virus Hendra (che ha fatto strage di cavalli in Australia a causa degli escrementi delle volpi volanti), il virus Nipha (trasmesso dai pipistrelli ai maiali nella Malesia che fu di Sandokan). Ognuno di questi fattori di contagio (e mille altri ancora) può dare vita ad una “epidemia influenzale” che rientra nel “piano” escogitato dalla regione Veneto, comportando così l’attivazione della task force: visti i precedenti, sarà la stessa opinione pubblica, comodamente aizzata dai padroni del Discorso, a spingere per soluzioni del genere. Anche altrove si scaldano i motori: nella provincia di Foggia è scattato la settimana scorsa un “allarme trichinosi” dopo che dieci persone hanno manifestato i sintomi di questa malattia, che sarebbero “nausea, diarrea, crampi addominali e una leggera febbre”. La trichinosi si trasmetterebbe attraverso le carni di cinghiali o di volpi: i malcapitati col mal di pancia hanno giurato di non averne mangiata, ma gli inquirenti li stanno torchiando per bene. Mentre partono i controlli a tappeto, le autorità raccomandano di non mangiare carne di cinghiale cruda e soprattutto di consumare solo animali macellati a norma di legge. Si profilano dunque piani pandemici per tutte le evenienze, per tutte le tasche e per tutti i gusti. Con un fragoroso colpo di coda, la “narrazione” paranoico-sanitaria che è andata per la maggiore negli ultimi tre anni si riprende il posto che le spetta: per dirne un’altra, nello zoo di Potawatomi, negli Stati Uniti, un leone positivo al Covid ha infettato due inservienti che si erano presi cura di lui, e ora stanno tutti e tre malissimo.
GR
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