A dispetto di alcuni “incidenti” di cui si fa fatica a trovare traccia fra le pagine dell’informazione “professionale”, la Pfizer gode di ottima salute, quasi come i privilegiati che si sono sottoposti ai suoi innovativi trattamenti, e viaggia verso il fatidico 2030 con il vento in poppa. Nel mese di gennaio appena trascorso, infatti, il colosso biofarmaceutico ha lanciato due ambiziosi piani di sviluppo. Il primo, rivolto alla comunità degli “investitori” internazionali, è stato presentato nel corso della quarantunesima edizione della JP Morgan Healthcare, “fiera” mondiale della farmacologia e della biotecnologia d’alto bordo tenutasi a San Francisco nei primi giorni del nuovo anno. Nel corso del meeting californiano, il Ceo Albert Bourla ha delineato le prospettive aziendali da qui al 2030, sottolineando che i prossimi diciotto mesi saranno i più importanti di tutta la storia di Pfizer. Verranno infatti immessi sul mercato diciannove nuovi prodotti che genereranno un fatturato stimato in venti (ulteriori) miliardi di dollari, fino a raggiungere ricavi fra i settanta e gli ottantaquattro miliardi entro l’inizio della prossima decade. Il prossimo orizzonte della ricerca si chiama “immunizzazione materna”: somministrando gli opportuni trattamenti alle madri in gravidanza, si punta ad estendere le “protezioni” anche ai bambini, pfizerizzandoli ancor prima che vedano la luce. Gli investitori sono stati comunque rassicurati da Bourla sulla redditività del Covid business per gli anni a venire: il virus continua a mutare, l’immunità “garantita” dai sieri è di breve durata e, se pure si andasse incontro ad un calo del tasso di vaccinazione (che dovrebbe attestarsi, secondo le previsioni dell’azienda, intorno al 30%), i mancati guadagni relativi alla vendita del Comirnaty verrebbero compensati dall’aumento esponenziale delle vendite del farmaco “anti-Covid” Paxlovid. E dopo aver rassicurato gli investitori, la Pfizer ha irradiato di ottimismo l’intero globo terracqueo, presentando dalla tribuna del World Economic Forum di Davos il suo Accord for a Healthier World (“Patto per un mondo più sano”) che era già stato annunciato nel maggio dello scorso anno: quarantacinque paesi a basso reddito riceveranno a prezzo calmierato centinaia di elisir prodotti dall’azienda guidata da Bourla, fra i quali tutti quelli non ancora brevettati. I primi cinque fortunati a ricevere questi regali e a fare da apripista per un mondo più sano saranno Ghana, Malawi, Ruanda, Senegal e Uganda. Secondo il presidente del Malawi Lazarus McCarthy Chakwera, il “Patto per un mondo più sano” non è un’elemosina, ma un progetto di partenariato strategico concepito nell’ottica di “anteporre la salute al profitto”, che è poi lo spirito che da sempre anima tutte le iniziative della Pfizer. È dunque a fin di bene che sono stati censurati gli “incidenti” di cui sopra, ovvero il video diffuso da Project Veritas in cui un dirigente della multinazionale ammette che il virus viene “trattato” artificialmente affinché muti e si possano produrre preventivamente nuovi vaccini e la notizia che la Thailandia ha annullato il contratto stipulato con la Pfizer dopo che la principessa Bajrakitiyabha è entrata in coma a ventitré giorni dalla terza dose del vaccino anti-Covid. Non saranno queste bazzecole a frenare la corsa verso “un mondo più sano”.
GR
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