Il governo del Venezuela, attraverso la compagnia petrolifera statale Pdvsa, ha firmato un permesso per l’esportazione di gas naturale liquefatto (Gnl) con Cardon IV, joint venture di Repsol ed Eni. Lo ha annunciato il ministro del Petrolio venezuelano e presidente della Pdvsa, Pedro Tellechea. Pdvsa e Cardon IV intendono aumentare la produzione di gas dal giacimento Perla, situato nel Golfo del Venezuela.
Cardon IV rafforzerà la spedizione di petrolio venezuelano in Europa per compensare il greggio russo. L’accordo è arrivato dopo mesi di pressioni dai colossi energetici italiano e spagnolo sugli Usa perché allentassero quella parte di sanzioni contro il Venezuela.
Il governo Biden nonostante abbia rinnovato le sanzioni ha dato il via libera a questo accordo solo perché quel petrolio può rappresentare un aiuto all’Europa a ridurre l’indipendenza dalla Federazione Russa. La condizione posta dal governo Biden è che il petrolio può essere spedito solo in Europa e non altrove. Ha specificato, il governo di Washington, che questo accordo non dovrà superare i parametri definiti perché non rappresentano un grosso vantaggio economico per la PDVSA e per il suo maggiore committente la Cina. A riprova di ciò gli USA non hanno consentito a nessuna società americana di fare accordi simili (nonostante alcune major abbiano provato a sondare questa possibilità con il governo).
Secondo l’Associazione venezuelana degli esportatori, invece, le esportazioni generali dal Venezuela verso l’Europa sono passate da 301 milioni di dollari nel 2020 a 591 milioni di dollari nel 2022. Già negli ultimi mesi è in corso un investimento di 20 miliardi di dollari per ampliare la propria capacità di raffinazione del 20 per cento.
Dal punto di vista del governo bolivariano, infatti, la misura attuata rientra nel processo di ampliamento della principale fonte di commercio e quindi di finanziamento economico del paese. Su questo hanno influito anche gli attacchi alla Federazione russa che hanno costretto i vari colossi del petrolio e del gas a differenziare gli investimenti, pur essendo costretti a stringere nuovi accordi con paesi che fino a ieri erano il nemico numero uno.
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