Alla vigilia del voto sull’approvazione della riforma pensionistica, con la maggioranza di governo ancora priva dei numeri per far passare la legge all’Assemblea Nazionale, la testa d’ariete del movimento di opposizione sociale al macronismo è rappresentata dai netturbini, il cui sciopero, giunto al decimo giorno consecutivo, ha lasciato traboccanti di sacchetti le strade di alcune città francesi: Le Havre, Nantes, la piccola Saint-Brieuc in Bretagna e soprattutto la capitale Parigi. Sono state proprio le immagini delle muraglie parigine di immondizia a fare, come si dice, il giro del mondo, mettendo Macron sotto scacco sul piano a lui più congeniale, ovvero quello mediatico. La megalopoli francese, ad ogni modo, appare divisa a metà da questa crisi della munnezza: la mobilitazione riguarda infatti solo i lavoratori che prestano servizio in aziende pubbliche (nel cui ambito il tasso di adesione è del 60%, come dichiarato dal sindacato CGT che coordina la protesta), mentre non è riuscita a far breccia nei lavoratori del settore privato. Dei venti arrondissement in cui è divisa la città sul piano amministrativo, dieci hanno appaltato la raccolta dei rifiuti a società a gestione pubblica e dieci a ditte private: in questi ultimi, il servizio si è svolto regolarmente, anche se il blocco dei tre inceneritori che servono la regione parigina ha avuto poi inevitabili ricadute sul processo, e pure nei quartieri “puliti” si sono iniziati a vedere i primi cumuli. Nel 15° arrondissement, sulla rive gauche della Senna, il lavoro dei netturbini dell’azienda privata che cura la raccolta è stato impedito dal blocco delle discariche attuato dai militanti della CGT con il supporto della deputata di La France insoumise Mathilde Panot, il cui gruppo parlamentare guida l’opposizione alla riforma nei palazzi. Alla chetichella, nelle notte fra lunedì e martedì scorso, le amministrazioni di altri tre quartieri hanno fatto ricorso a “fornitori di servizi” privati per rimuovere almeno una parte dei sacchetti accumulati. La sindaca di Parigi Anne Hidalgo, risorta dal nulla in cui era stata proiettata dopo le ultime disastrose presidenziali in cui aveva rappresentato gli agonizzanti socialisti francesi, ha avuto un atteggiamento ambiguo come quello del suo partito: da un lato ha avallato la “furbata” dei tre arrondissement che hanno fatto pulire le strade dai privati, dall’altro si è schierata “populisticamente” a favore degli scioperanti, come in occasione del braccio di ferro con il prefetto di polizia Laurent Nuñez, che ha alfine annunciato la decisione di precettare i lavoratori per i prossimi giorni: per chi non si presenterà al lavoro, ci sarà il rischio di vedersi appioppati sei mesi di reclusione ed una multa di 10000 euro. Hidalgo si è dichiarata contraria al provvedimento innescando una microcrisi istituzionale che potrebbe essere l’antipasto di una crisi di portata più ampia, qualora Macron decidesse di “forzare” il passaggio della legge ricorrendo all’articolo 49.3 della costituzione francese, in virtù del quale potrebbe evitare il voto dell’Assemblea Nazionale. Già dando mandato al prefetto Nuñez di precettare gli scioperanti, l’inquilino dell’Eliseo ha lanciato una dichiarazione di “guerra sociale”, come è stata definita dai sindacalisti della CGT; se dovesse far passare la controversa riforma con un atto di imperio, sarebbe come gettare benzina su un incendio. Intanto, le tonnellate di immondizia ammassate nelle vie della sola Parigi sono quasi 8000, mentre a Nantes, dove la mobilitazione riguarda l’intero comune, sono oltre 5000, con 18 chili di rifiuti pro capite sparsi sul suolo cittadino (a fronte dei 3,6 dei parigini). In attesa che si compia il destino della tanto osteggiata riforma delle pensioni (che, detto per inciso, porta da 57 a 59 anni l’età pensionabile per i lavoratori della nettezza urbana), un messaggio è passato forte e chiaro: il privato funziona, il privato è meglio, il privato è bello. Mentre si paventa, in una delle città più opulente dell’Occidente, un’emergenza sanitaria degna di una bidonville africana, una parte dell’opinione pubblica che inizialmente guardava con simpatia alla mobilitazione in virtù dell’opposizione alla legge macronista è spinta a badare a cose più prosaiche e ad invocare la rimozione dei sacchetti senza se e senza ma. D’altro canto, i sindacati hanno già annunciato che in caso di precettazione non ci sarà alcuno sciopero “sovversivo” a oltranza, ma si procederà ad altre forme di boicottaggio. La storia di Parigi, comunque, è costellata di barricate: stavolta, segno dei tempi, potranno essere fatte di fetidi sacchetti di plastica.
GR
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