Domani, domenica 2 aprile, saranno aperte le urne elettorali per le elezioni presidenziali in Montenegro. Per la prima volta infatti dopo decenni di incontrastato dominio l’attuale presidente potrebbe essere sconfitto al ballottaggio poiché Dukanovic e lo sfidante Milatovic sono entrambi risultati vincitori al primo turno elettorale tenutosi il 19 marzo. Dukanovic, del Partito democratico del socialisti (Dps) ha ottenuto il 35,3% delle preferenze e Milatovic, del Movimento Europe Now (Pes) il 28,9%.
Se vincesse, Dukanovic sarebbe per la terza volta presidente. Ha dichiarato di poter contare su “un ampio serbatoio di sostegno” rappresentato dai numerosi montenegrini all’estero che secondo le dichiarazioni del presidente potranno assicurargli 40.000 nuovi voti. Stando alle affermazioni della compagnia statale “Airports of Montengro” sarebbero in effetti previsti fra oggi e domani 10 voli charter da Polonia e Lussemburgo. “In queste elezioni si deciderà se il Montenegro sarà una provincia della grande Serbia o se continuerà il percorso intrapreso per svilupparsi ulteriormente come stato europeo” ha affermato l’attuale presidente accusando l’avversario di agire come sostenitore della piattaforma “Grande Serbia” grazie anche al sostegno del Partito radicale serbo (Srs). Milatovic, che avrebbe intercettato il voto di molti elettori di partiti non risultati vincitori al primo turno e degli stessi elettori di Dukanovic, ha risposto accusando invece il presidente di non aver fatto nulla in questi tre decenni “tranne saccheggiare lo Stato per arricchire se stesso e un piccolo gruppo intorno a lui”. Interessante è il fatto che anche Milatovic ha affermato che con la sua elezione si aprirà una fase di “sviluppo economico ed europeo” dopo 30 anni di “politica di divisione e servilismo”. Stando alle dichiarazioni dei candidati non sembrerebbe quindi possibile per il Montenegro parlare di prospettive di crescita al di fuori del contesto europeo e della strada intrapresa per l’adesione all’Unione. Dukanovic da parte sua aveva già mostrato la sua affinità con le politiche occidentali e gli interessi degli Stati Uniti in merito alla questione della guerra in Ucraina, in contrasto con la Serbia sempre osteggiata da Nato e UE come mostrano i fatti dello scorso anno quando stavano per crearsi le condizioni per l’apertura di un nuovo fronte occidentale.
Francesca Luchini
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