Il presidente russo Vladimir Putin ha revocato un decreto del 2012 che riconosceva la sovranità della Moldavia. La revoca rientra nel cambiamento delle relazioni internazionali della Russia rispetto a un decennio fa quando i rapporti diplomatici con Stati Uniti e Unione Europea erano migliori, allo stesso modo è avvenuta pochi giorni fa la revoca del trattato New START sul nucleare.
Il decreto di undici anni fa delineava la politica estera di Mosca nell’ambito del futuro della Transnistria, la regione separatista della Moldavia dove sono presenti anche truppe russe, e riconosceva la sovranità della parte moldava.
Il partito filorusso Sor sta organizzando numerose manifestazioni a sostegno della Russia nella capitale Chişinău, l’ultima si è svolta domenica scorsa. La segretaria generale di Sor, Marina Tauber, ha dichiarato che il suo partito non è contrario all’UE e vuole ottimi rapporti con tutte le parti, tuttavia è opinione diffusa che la maggior parte dei militanti sostengano una forte alleanza con la Russia. La Moldavia e specialmente la Transnistria autoproclamatasi indipendente all’inizio degli anni ’90 e che già nel 2014 aveva chiesto l’annessione alla Russia seguendo l’esempio della Crimea, sono territori particolarmente strategici per la guerra nella vicina Ucraina, e non è lontana la possibilità che il conflitto possa espandersi in questo paese.
Dall’entrata delle truppe russe in Ucraina, l’ex repubblica sovietica di 2,5 milioni di persone sta soffrendo una forte crisi economica. L’inflazione è salita al 30% e le bollette del carburante sono arrivate quasi all’equivalente di una pensione mensile minima, e ha dovuto anche far fronte ad un afflusso di 700mila rifugiati ucraini.
Secondo i media occidentali, la Russia starebbe preparando un colpo di stato per instaurare a Chişinău un governo filorusso, mentre in contemporanea Sergei Lavrov, ministro degli Esteri russo, ha recentemente descritto la repubblica come il nuovo “progetto anti-russo” dell’occidente, infatti assistiamo al tentativo dell’attuale amministrazione filoccidentale di annettere il paese alla Romania, portando il territorio direttamente nell’UE e nella Nato.
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