“Chiediamo al governo di pagare le nostre bollette! Abbasso Maia Sandu! Abbasso la dittatura!” erano gli slogan scanditi dai circa 5mila manifestanti che domenica scorsa a Chișinău, davanti al parlamento della Moldavia – moltissimi pullman sono stati bloccati dalla polizia all’ingresso della capitale – hanno tentato di forzare il cordone di polizia ed esautorare il governo filoamericano che li sta portando inesorabilmente alla fame. Ne sono seguiti scontri con le forze dell’ordine, che hanno portato a 54 fermi e, per ora, 7 arresti. Cospiratori filorussi, nient’altro che cospiratori amici di Putin, così li bollano i media atlantisti – con il Guardian primo della classe che addirittura parla di “smantellamento di una rete filorussa” – e così li bolla il governo Sandu, il principale promotore della crisi economica che attanaglia sempre più il paese, con le bollette alle stelle, i prezzi dei carburanti insostenibili, così come quelli dei beni di prima necessità, in una spirale che ha reso impossibile alla maggioranza della popolazione moldava arrivare alla fine del mese. Per questo sono ormai mesi che la protesta va avanti, con presidi continui davanti al parlamento, che ottengono tuttavia sempre la stessa risposta da parte del governo: i manganelli dei servi in divisa. Non un colloquio, un tavolo di trattative o almeno un riconoscimento delle rivendicazioni popolari, stigmatizzate come filorusse e dunque cospirazioniste: d’altronde, è vero che i manifestanti chiedono da mesi la cessazione delle ostilità con Mosca, sia per ragioni culturali – in quanto ritengono il popolo russo come un popolo fratello e non nemico, esattamente come gli ucraini prima del decennio di nazilavaggio del cervello – ma soprattutto per ragioni economiche, in quanto l’approvvigionamento energetico della Moldavia dipendeva esclusivamente da Mosca, così come altri vitali settori commerciali, e la totale rottura con la Russia voluta dal governo Sandu è andata a totale detrimento dei loro risparmi.
Ma il divorzio da Mosca non è stato solo economico: la Moldavia è stata strappata dalla sfera d’influenza russa con l’exploit elettorale di Maia Sandu, un’altra rampolla ultra-atlantista che con il suo popolo non ha nulla a che vedere, essendo una mera funzionaria di interessi transnazionali, con la cui elezione la NATO si è garantita il controllo di un paese confinante con l’Ucraina, e che gestisse a suo favore la scomoda realtà del soviet di Transnistria, ultimo residuo reale dell’amministrazione dell’URSS, che si trova proprio al confine con l’Ucraina e su cui i servizi segreti di Kiev e Washington stanno facendo di tutto per imbastire un nuovo fronte della guerra contro la Russia. Putin, in risposta alle continue provocazioni della Sandu, ha cessato di riconoscere la sovranità del paese, mentre i suoi funzionari hanno accusato le SBU di star cospirando contro le autorità del soviet considerato dalla Russia, che lo rifornisce con un ponte aereo, come un proprio territorio. Intanto, la popolazione è stremata da una situazione che non ha voluto politicamente e che non riconosce culturalmente, che ha portato a un gravissimo impoverimento generale e a vivere con le bombe di Kiev che lambiscono (e spesso superano) il confine, e la minaccia costante di essere presto coinvolta materialmente nella guerra. A questo si aggiunge il collasso delle amministrazioni moldave, diretta conseguenza della crisi economica e delle continue turbolenze sociali, situazione per la quale gli alleati a stelle e strisce, proprio quelli che hanno messo Chișinău in questa situazione, hanno già pronta una soluzione: la scomparsa del paese e sua annessione alla Romania, peccato che questo sia approvato soltanto da poco più di un terzo dei moldavi – questo perché tanti sono nel paese i moldavi, che parlano rumeno, mentre più della metà della popolazione è composta da russi e ucraini – ma dimostra chiaramente come l’imperialismo americano, in quelle che considera le sue colonie, fa e disfa la sovranità come se niente fosse. Salvo poi mandare tutto l’occidente in guerra contro la Russia per difendere la sovranità ucraina.
MDM
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