Meta potrebbe chiudere Facebook e Instagram in Europa se non sarà risolto il contenzioso sui dati personali. La legge europea sulla protezione dei dati personali infatti non piace per niente all’azienda sviluppata dagli ingegneri dell’esercito americano e al suo prestanome Marc Zuckerberg, che non hanno alcuna intenzione di smettere di archiviare sui server americani i preziosissimi dati personali degli oltre 300 milioni di utenti europei dei suoi social media. Questi dati, come esaustivamente dimostrato nell’ottimo libro di Shoshana Zuboff Il capitalismo della sorveglianza (Roma, Luiss, 2019) sono il petrolio della nuova mutazione del mostro capitalistico, che si basa sui dati personali degli utenti la vendita di profili predittivi dei loro comportamenti ad uso e consumo di aziende e governi.
Già a inizio gennaio Meta ha ricevuto una multa di 390 milioni di euro per la violazione del Regolamento generale sulla protezione dei dati, GDPR, entrata in vigore nel 2018, secondo cui i siti internet devono chiedere esplicitamente il consenso all’utilizzo dei dati personali degli utenti. Nel mirino della sentenza c’è invece il consenso forzato applicato da Facebook, Instagram e Whatsapp, che obbliga gli utenti ad accettare l’uso dei propri dati sensibili, altrimenti viene bloccata la registrazione e non si può utilizzare il servizio.
Ora Mark Zuckerberg all’interno del rapporto annuale della società alla Sec, paventa una possibile chiusura di Facebook e Instagram in Europa.
“Non abbiamo alcun piano di ritirarci dall’Europa” riferisce un portavoce “le aziende sostanzialmente hanno bisogno di regole chiare e globali per proteggere i flussi di dati tra Stati Uniti ed Ue, e come altre 70 aziende”.
“L’annuncio di Meta è molto recente e al momento non abbiamo commenti da fare, tuttavia dev’essere chiaro che l’Ue stabilisce le regole tenendo conto dei nostri valori, degli interessi dei consumatori e dei cittadini” ha dichiarato il portavoce della Commissione europea, Eric Mamer “teniamo conto dei punti di vista espressi dagli operatori economici, ma agiamo autonomamente quando dobbiamo stabilire i regolamenti”.
Il braccio di ferro è pertanto ancora in corso, e non è ancora chiaro se i lobbisti di Big Tech riusciranno a spuntarla, o l’Unione Europea manterrà una delle pochissime leggi emanate a favore dei propri cittadini e non delle multinazionali.
AS
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