Marco Di Mauro
Avanti.it
Da poche ore i russi hanno terminato l’accerchiamento di Soledar, cittadina mineraria dell’Ucraina sud-orientale che prima del conflitto contava 10mila anime, circondata da miniere di sale: adoperando la tattica della morsa, attaccando sia a sud che a nord dal lato orientale, quattro giorni fa le truppe regolari russe (ex esercito della RPD) e della Compagnia Militare Privata Wagner avevano sfondato le posizioni ucraine occupando il villaggio di Bakhmuts’ke e arrivando fino a Krasna Hora, tagliando completamente i rifornimenti con Bakhmut, il vero obiettivo della battaglia che, dopo cinque mesi di lenta e paziente guerra di trincea, è divenuta da dicembre una furiosa battaglia all’ultimo sangue. È infatti la linea Bakhmut-Soledar ad oggi il fronte più sanguinoso della lunga trincea che vede la NATO e la Russia confrontarsi da ormai quasi undici mesi sul territorio ucraino, ed è qui che il padrone americano impone allo stato maggiore ucraino la massima concentrazione di truppe, con l’obiettivo di impedire a Mosca di raggiungere il confine amministrativo occidentale dell’oblast’ di Doneč’k. Dopo la ‘controffensiva’ di Kiev le battaglie più sanguinose si erano tenute lungo la linea Svatovo-Kreminna, al confine tra gli oblast’ di Kharkov e Luhans’k, ma il vero bagno di sangue per le truppe mandate a morire da Stoltenberg e Zelens’kyj erano state le battaglie tra Lysyčans’k e Lyman, al confine meridionale dell’oblast’ novorusso di Luhans’k. Ma le vittorie russe hanno spostato il fronte più a sud, sulla linea Bakhmut-Soledar, in un punto intermedio tra Svatovo-Kreminna e la città di Doneč’k, dove finora i mercenari NATO e le Forze Armate dell’Ucraina avevano tenuto le posizioni, finché il comandante della Wagner Evgenij Prigožin ha avuto un’idea brillante: coscrivere un determinato numero di galeotti – centinaia secondo i media russi, migliaia secondo la propaganda opposta – nelle fila del battaglione, e utilizzarli come prima linea in uno scontro a viso aperto. Così è iniziata una serie inarrestabile di sortite compiute a piedi dalla sola fanteria, meno visibile ai droni nemici negli spazi urbani, in cui le prime linee guadagnavano le posizioni (oltre al maggior numero di pallottole) che venivano consolidate in un secondo momento dai combattenti esperti della Wagner; in pochi giorni le truppe russe sono entrate a Soledar, e hanno ingaggiato battaglia strada per strada, casa per casa, finché nel primo pomeriggio di oggi hanno preso il municipio della cittadina, chiuso la morsa all’estremità occidentale e iniziato a far ‘pulizia’ dei soldati nemici troppo lenti nella fuga. Già ieri il comando ucraino aveva evacuato la città. La conquista di Soledar dà anche una grande opportunità al comandante Prigožin, in quanto la conquista della zona dà l’accesso alla rete di tunnel minerari che da Soledar si estendono per 200 chilometri sotto il territorio circostante: è ai loro accessi che infatti si sono concentrate le battaglie più aspre; alcuni media russi temevano addirittura un nuovo assedio stile Azovstal, sostenendo che le AFU avessero fortificato e reso operativi militarmente i tunnel, all’interno dei quali può passare comodamente un carrarmato. La presa di Soledar ancora non è stata annunciata ufficialmente dalla Wagner, che ha soltanto rilasciato un video a dimostrazione della presa del municipio, e in effetti resta una porzione occidentale del territorio cittadino, tra il municipio e la miniera n.4, in cui i soldati russi mentre scriviamo ancora non sono entrati. Gli ultimi irriducibili difendono la miniera n. 7 e la stazione ferroviaria. Il quartier generale di Zaluzhny sta cercando di costruire una difesa, cercando di impedire uno sfondamento delle forze russe in direzione di Slovjans’k. Non è stata presa in modo definitivo nemmeno Krasna Hora, ma da lì sono state raggiunte e occupate da lì Blahodatnoye e Paraskovievka, rispettivamente a nord e a sud-ovest, raggiungendo l’autostrada TO513 e tagliando ogni possibilità di comunicazione verso Bakhmut e Soledar.
Pochi giorni prima era stato dislocato il quartier generale dei servizi segreti di Kiev (SBU) da Soledar a Bakhmut, soprattutto con il compito impellente di arginare le diserzioni sempre maggiori da parte dei coscritti, poveracci mobilitati a forza che, compreso l’andazzo della guerra e il fatto di essere stati messi là solo per morire, cercano di varcare il confine con la Romania: sono decine i ragazzi trovati morti assiderati o di fame cercando di uscire dal paese evitando le strade. E non si sbagliano per niente: i comandanti militari intervistati a Bakhmut da Andrew Kramer, inviato del New York Times, alla domanda sulla causa di tanta irriducibile insistenza nel tenere la posizione rispondono chiaramente che vale la pena fin quando riescono a eliminare soldati russi, riducendo la sproporzione di forze. Segno che i ranghi più bassi non hanno la minima idea di quello che sta accadendo, dei riservisti che stanno ancora arrivando in massa dalla Russia dopo la mobilitazione, e ancora più eloquente è la risposta data da un pilota di drone, che alla domanda sul perché siano nella parte orientale di Bakhmut risponde “Che ne so, io obbedisco agli ordini”. Sotto assedio russo praticamente dall’inizio della guerra, la città di Bakhmut – che in tataro vorrebbe dire Maometto ed è stata rinominata dai sovietici, come tuttora da molti commentatori in quanto la denominazione è stata riportata all’originale solo nel 2016, Artëmovsk in omaggio al Compagno Artëm, guerriero bolscevico distintosi proprio nella guerra civile seguita alla Rivoluzione d’ottobre – era uno snodo ferroviario del mercato minerario e contava circa centomila abitanti prima della guerra, mentre oggi, proprio come Soledar, è ridotta a un cumulo di macerie a causa dei continui bombardamenti a cui la sottopongono i russi. I combattimenti qui si sono intensificati quando i russi sono entrati a Opytne, poco a sud, dove avanzano lentamente mentre la tengono tuttora sotto costante bombardamento, così come la vicina Kliščiivka, e si sono attestati ai confini meridionali di Bakhmut, iniziando, con lo sfondamento di Pidhirne che li ha portati fino a Krasna Hora, a creare una morsa, come da manuale bellico russo, da tre lati (nord, est, sud). A conferma di ciò, proprio mezz’ora fa le truppe russe hanno preso il controllo di Pidhorodne, cittadina confinante a nord. Attaccando da nord e da est, i soldati russi stanno ingaggiando difficilissime battaglie per ogni strada e ogni casa, in questo momento si combatte nel bacino idrico di Trubny, nello stabilimento Artwinery e nelle vie Kotsubinsky e Ivan Franko. La NATO, dal canto suo, sta inviando nuove truppe a rotta di collo per impedire la presa immediata della città, ma l’avanzata della Wagner sembra a questo punto davvero inarrestabile; ciononostante, questa guerra ci ha abituati al fatto che le avanzate sicure possono arrestarsi e durare diversi mesi: staremo a vedere se la NATO tirerà fuori un coniglio dal cappello.
Un altro fatto degno di nota è il bombardamento russo, avvenuto domenica scorsa, di due edifici che alloggiavano truppe ucraine a Kramatorsk – una rappresaglia alla strage di capodanno compiuta dagli HIMARS statunitensi a Makeevka, che ha ucciso 78 soldati russi ivi alloggiati – che secondo i dati in possesso al ministero della difesa russo potrebbe aver ucciso fino a 600 soldati ucraini, dato non confermato tuttora.
Sugli altri fronti la situazione sembra più stabile, ma è solo apparenza: in questa guerra di logoramento le avanzate sono sempre inesorabilmente lente. Poco a sud di Bakhmut, sul fronte di Doneč’k, la NATO ha bombardato i civili della città ogni singolo giorno per tutto il mese di dicembre – stando a quanto riportato sul posto da Vittorio Rangeloni l’unico giorno senza vittime è stato il 21 dicembre – costringendo a vivere nel terrore gli abitanti e facendo decine di vittime civili. Anche a Horlovka è stato bombardato l’ospedale psiconeurologico municipale. Poco a sud-ovest, infuriano i combattimenti ormai da un mese nella piccola cittadina di Marinka, ridotta ormai a un’unica spianata di macerie, resa irriconoscibile da mesi di fuoco incrociato, dove tutt’oggi la Vª brigata del Iº Corpo Armato non lesina le bombe incendiarie sulle postazioni nemiche per sostenere l’avanzata delle truppe d’assalto, che tuttora ingaggiano battaglia con le truppe nemiche tra le macerie e le case diroccate.
A nord, mentre al confine con la Russia continuano le incursioni dei droni ucraini finora senza particolari conseguenze, sulla linea Svatovo-Kreminna, dove è la maggior concentrazione riconosciuta finora di mercenari stranieri, continua la lenta avanzata russa, e soprattutto la guerra di trincea, che vede i fucilieri dei due schieramenti confrontarsi in lunghe e aspre battaglie. È da dire che la maggior parte delle volte i mercenari non lo sono affatto, ma si tratta di truppe regolari delle forze speciali di Polonia, Regno Unito e Stati Uniti, stando a quanto afferma il tenente colonnello della milizia popolare della RPD, Andrej Baevskij. Durante la tregua natalizia dal 6 al 7 gennaio proclamata da Vladimir Putin, la NATO ha tentato una sortita proprio su questo fronte, tentando per tre volte di attaccare il canalone di Zhuravka, conquistato due giorni prima dalle truppe russe, con il supporto di corazzati australiani M113AS4, ma sono stati respinti. Continuano ad oggi a essere ammassati mezzi corazzati e truppe NATO, compreso obici statunitensi M777 Howitzer, tra le città di Terny e Torske, a est del fiume Oski, per una probabile imminente nuova ondata di attacchi.
Sul fronte di Žaporižžja continuano i bombardamenti russi di deterrenza verso la parte controllata dal nemico al di là del fiume, mentre il fronte di Kherson è quello decisamente più silenzioso, anche se si registrano bombardamenti da parte russa, che ieri hanno distrutto un deposito di munizioni e una stazione radio militare a Ochakiv.
Continuano senza sosta i massicci trasferimenti di truppe e mezzi corazzati in Bielorussia, lasciando presagire l’apertura di un nuovo fronte a nord: non aspettano altro i soldati ucraini che continuano a lanciare provocazioni contro le truppe bielorusse di confine, così come diversi esponenti del governo Zelens’kyj minacciano apertamente Minsk, mentre le esercitazioni congiunte russe e bielorusse non si fermano. La domanda che tutti si pongono è se stia avvenendo in funzione di deterrenza verso un attacco della NATO in Bielorussia, o se si sta preparando una nuova fase della guerra. Ma questo lo sanno solo gli alti strateghi della NATO e del Cremlino.
AGGIORNAMENTO: La Wagner ha annunciato la presa totale di Soledar, rilasciando e facendo girare foto di Prigožin e i suoi nelle miniere di sale.
Andrea dice
La Russia non ha nessun interesse a fare di più di ciò che sta facendo: l’Ucraina è uno stato fallito che dovrà essere messo in gestione a carico dell’Occidente collettivo. C’è una macelleria per idioti che corrisponde alla linea di contatto che già conosciamo: tutti i pazzi che vogliono andarvi troveranno pane per i loro denti. È l’Occidente collettivo che non sa più cosa fare, e manda effettivi propri con uniformi ucraine. Fra poco pure con le divise dei loro rispettivi paesi di appartenenza. Verranno fatti poltiglia. A meno che si voglia alzare il livello dello scontro verso la guerra aperta e ufficiale alla Federazione Russa. Putin non ha nessun interesse ad eliminare l’Ucraina come stato fallito: lascia il compito alla Nato, cioè agli Stati Uniti. Una guerra d’artiglieria, di droni, e di forze d’elite. L’alleanza tecnologica con l’Iran sta dando frutti notevoli nel settore dei droni. I punti deboli sono le comunicazioni inter-armi, le comunicazioni fra unità, il sistema militarizzato Starlink che dirige le forze ucraine, lo scarso uso dell’informatica di base anche nella burocrazia militare, ferma a Windows XP. Le tre grandi incognite sono l’Asia centrale ex sovietica, il conflitto armeno con le bestie azere foraggiate da Turchia e Israele, e un presidente armeno filo-americano, l’Estremo Oriente, con un Giappone colonia americana che potrebbe usare il contenzioso sulle isole sottratte alla sua sovranità dopo la fine della 2GM. La Cina è un enigma. Tutti aspettano che succeda qualcosa che mandi nella pattumiera per un po’ il Partito Democratico, ma il Deep State è molto profondo. Da quando ci siamo accorti dell’esistenza del Deep State? Dall’11 settembre di ventidue anni fa. Qualcuno se ne accorse dopo l’omicidio di Dallas, dei due Kennedy. Tanto per cambiare, l’origine è ebraico-sionista, e con Lyndon Johnson presero il potere. Ma prima ancora, nel 1947, assassinarono il primo Segretario alla Difesa degli Stati Uniti, James Forrestal, buttandolo nel vuoto. A Forrestal dedicarono una delle più grandi portaerei. Seguire l’interesse di Israele fu l’impegno della politica estera americana. Ovviamente, l’interesse di Israele non era e non è valutato dagli americani non ebrei, ma dallo stato sionista medesimo. Quindi, la politica estera americana viene discussa fra Tel Aviv, Londra, e il Deep State sionista neocon ebreo-americano. Che cosa li potrebbe fermare? Il collasso interno americano, la putrefazione del dollaro, il colpo di stato organizzato dal Pentagono.
Marco Di Mauro dice
Complimenti Andrea, ottimo livello di analisi e di sintesi. Chapeau
Andrea dice
Traduco dal sito Strategika51: “Le élite cinesi non hanno apprezzato quello che hanno chiamato l’avventurismo militare che ha portato la Russia direttamente in una trappola tesa da Washington in Ucraina. Soprattutto hanno sottovalutato la portata di un’operazione militare speciale che ritenevano limitata agli attacchi aerei, e la cui durata non poteva superare una settimana. Questa considerazione è unanime tra le élite politiche cinesi: la guerra deve essere evitata a tutti i costi e se deve essere condotta ci deve essere la totale certezza di una vittoria rapida e schiacciante. Senza questa condizione, la guerra è proibita anche in caso di flagrante provocazione.
L’approccio cinese è più sottile e si riferisce ai principi dell’antico stratega cinese Sun Tzu di cui il Pentagono si è appropriato.
E nell’evocare Sun Tzu, gli analisti cinesi sottolineano con mezze parole che i russi hanno ignorato tutte le loro raccomandazioni.”