Ogni volta che il governo Meloni cerca di decidere qualcosa sua sponte – senza avere il più che totale assenso degli organismi sovranazionali che esercitano la sovranità sulle nostre istituzioni assai più che i governi eletti – qualcosa va storto, e tutto si ferma. Sembrava infatti già presa la decisione sul rinnovo di due delle poltrone più importanti nella gestione delle finanze nazionali, quella del Direttore generale del Tesoro e del Ragioniere generale dello Stato. Attualmente ricoperte rispettivamente da Alessandro Rivera e Biagio Mazzotta, le cariche vanno rinnovate questo 24 gennaio, per cui il governo aveva deciso di lasciare Mazzotta al suo posto e di mettere al posto di Rivera, in carica sin dal governo Conte uno, l’attuale amministratore delegato della Consip Cristiano Cannarsa, scelta fortemente voluta dalla cerchia più stretta intorno al premier Giorgia Meloni – Giovanbattista Fazzolari, Francesco Lollobrigida e Guido Crosetto. Ma la nomina dell’ingegner Cannarsa – che ha gestito le banche dati digitali facenti capo al MEF al timone di Sogei dal 2011 al 2017, quando fu sostituito proprio da Mazzotta per passare alla guida della Consip, società per la gestione centralizzata di tutti gli acquisti della pubblica amministrazione, e che forse è stato scelto per il suo legame con Giulio Tremonti – non ha convinto i ministri ‘reazionari’ Giorgetti e Urso e il deputato Fitto. Si sarebbe scomodato persino Don Sergio Mattarella contro tale presa di posizione dell’ala meloniana del governo. Ma, anche stavolta, e anche al di fuori di palazzo Chigi, ci ha pensato Super Mario a risolvere l’impasse: il leghista Giorgetti, forse il più vicino all’ex premier Draghi dell’attuale consiglio dei ministri, avrebbe cambiato idea secondo Dagospia durante il fugace ma intenso colloquio con il pluripremiato maggiordomo in occasione dei funerali di Joseph Ratzinger: le labbra del Drago si sarebbero dischiuse comunicando l’assenso dei poteri sovranazionali alla sostituzione di Rivera, ma non in favore di Cannarsa, bensì dell’attuale amministratore delegato di Ita Airways Antonino Turicchi, che tuttavia non avrebbe ancora dato il proprio assenso. In caso di rifiuto, continua il sito di Roberto D’Agostino, il governo ripiegherebbe su Paolo Ciocca, attuale commissario di Consob con una lunga carriera negli apparati finanziari legati al capitalismo transnazionale, dall’OCSE all’IFAD.
Insomma, si tratta della stessa gente che avrebbe nominato un governo a guida PD: nessuno degli uomini proposti dal governo in sostituzione di Rivera segnerebbe la minima rottura con le politiche dell’establishment globalista, come tutte le azioni di questo governo che si è ricacciato in gola ogni singolo rigurgito sovranista emesso in campagna elettorale. La destra prova ad approfittare dell’irreversibile tramonto piddino e fare qualche piazzata tra gli alti papaveri del MEF, ma i veri padroni dell’Italia non concedono nemmeno una rottura puramente nominale senza prima aver dato il chiaro segnale che a decidere sono loro, sempre e soltanto.
MDM
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