Pareva fosse in pensione, o quantomeno affaccendato a fare sabba nel suo anno sabbatico in attesa di essere nominato amministratore delegato della galassia, ma il Drago non se n’è mai andato per davvero. Mentre fioccano le polemiche sul famigerato malloppone del Pnrr, la cui erogazione della “terza tranche” da 19 miliardi di euro è stata “posticipata” dai burocrati di Bruxelles a causa delle inadempienze del governo Meloni, voci dalle profondità dello stato fanno sapere che il Drago è “irritato” poiché diversi esponenti della maggioranza hanno attribuito a lui e al suo esecutivo le colpe dei ritardi “tecnici” che causeranno, con ogni probabilità, la mancata elargizione dei soldoni europei. Il Drago avrebbe palesato la sua irritazione attraverso un suo sottoposto, l’economista Francesco Giavazzi, il quale è intervenuto nella trasmissione domenicale di Lucia Annunziata per dire che quelli del governo sono degli incompetenti e che quando c’era Lui tutti i conti erano a posto. A quel punto, stando a quanto scrive la Repubblica, la melonessa ha chiamato il Drago per un colloquio chiarificatore che non ha chiarito granché. Il succo della telefonata è che non ce l’hanno con Lui (come potrebbero?), bensì con l’Europa che si è irrigidita. D’altra parte, sempre a detta dei ben informati, fra la giovane premier e il suo predecessore c’è un filo diretto che risale addirittura a prima delle elezioni politiche. Ma il Drago ormai s’è incazzato, e sulfurei miasmi mediatici ne annunciano il “ritorno”. Dagospia ha aperto le danze scrivendo che “Mariopio” si è rotto il cosiddetto e non ci sta a fare da “caprone espiatorio”. Da qualche altro meandro dello stato profondo, Bruno Tabacci, uomo di tutte le stagioni oscure, ha lapidariamente commentato: “se Draghi dovesse seccarsi davvero ne vedremo delle belle”. Ha preso parallelamente a circolare la notizia della riapparizione del Drago a Roma, dove si è recato presso la “città ecosolidale” della comunità di Sant’Egidio con un numero imprecisato di pacchi di vestiti e scarpe usate da donare ai bisognosi. Secondo Libero e il Giornale, l’ex premier è giunto sul posto con la scorta, secondo la Repubblica da solo. Il pensiero corre a quei bisognosi ai quali toccherà la botta di culo di indossare le camicie che furono Sue. Per quel che Lo riguarda, il Drago ha deciso cosa vuole fare da grande: il presidente della repubblica. Complicatasi la strada verso la presidenza della Commissione europea e verso quella della NATO, mai considerate le altre degradanti prospettive, per Lui potrebbe spianarsi la strada verso il Quirinale nel momento in cui dovesse prendere forma una soluzione “alla Napolitano”, con Mattarella che non porta a termine il settennato e consegna il testimone a un successore ritenuto “affidabile” dai mercati e da tutto il circo occidentale. Tale sbocco, probabilmente già preventivato all’epoca della seconda elezione di Mattarella, sarebbe oggi ostacolato dal fatto che nelle camere c’è una maggioranza “sovranista”, mentre in tutti gli anni della Seconda repubblica il capo dello stato è sempre stato eletto quando era l’altra parte politica a prevalere numericamente nelle aule parlamentari. Ma queste son quisquilie, come sanno bene sia la melonessa che il Drago. Quello che conta è il simbolismo: appena qualche giorno prima di questo “ritorno del Drago” tanto strombazzato, il Bioparc Fuengirola di Malaga, in Spagna, è stato teatro di un piccolo miracolo biologico. Cinque draghi di Komodo sono venuti alla luce in cattività dopo un decennio di sterilità assoluta. Il drago Reo e la draga Ora sono riusciti ad ultimare la copulazione, dopo vari tentativi andati a vuoto, nella notte di San Giovanni. I neonati si chiamano Juanito, Phoenix, Embum, Drakaris e Saya I draghi di Komodo, altrimenti noti come “varani” sono rettili simili alle lucertole che possono raggiungere una lunghezza di tre metri e un peso di settanta chili. Il loro habitat è circoscritto ad una manciata di isole nel Mar di Flores, in Indonesia. Fra le loro tecniche di caccia, c’è quella di mordere una preda coi loro denti avvelenati e seguirla nella sua agonia fino a che non ne sopraggiunga la morte. Capaci di ingurgitare una capra in un colpo solo, i draghi di Komodo non disdegnano gli esseri umani, sia vivi che morti. Essi sono soliti infatti attaccare i cimiteri per papparsi i cadaveri. Per fronteggiare questo abominio, gli abitanti dell’isola di Komodo, che sono perlopiù discendenti di galeotti ivi confinati nei secoli passati, hanno acquisito l’usanza di porre mucchi di pietre sopra i tumuli. Considerati a rischio estinzione da più di cinquant’anni, i draghi di Komodo non vogliono saperne proprio di estinguersi.
GR
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