“La dinamica dell’operazione speciale in Ucraina è positiva. Tutto si sta sviluppando come previsto nell’ambito del piano del ministero della Difesa e dello Stato Maggiore” aveva dichiarato Putin l’indomani della vittoria nelle località di Bakhmut e Soledar, strategiche per il controllo della regione di Donesk, avvenuta appena qualche giorno fa. “L’obiettivo è la protezione delle persone oggetto di bullismo e genocidio da parte del regime di Kiev per otto anni, dunque la liberazione del Donbass e la creazione di condizioni che garantiscano la sicurezza della Russia” aveva continuato il presidente russo.
Dopo il bombardamento di sabato all’infrastruttura energetica la regione di Kharkiv era rimasta senza corrente, e ieri era in atto il ripristino della rete elettrica.
Ora che l’avanzata dei russi sembra riprendere piede in maniera determinata, il regime di Zelensky appare disperato. Infatti, secondo quanto riferito dal ministero della Difesa russo il servizio di sicurezza ucraino starebbe preparando nei prossimi giorni una provocazione nella regione di Kharkiv. L’obiettivo sarebbe attaccare un deposito di grano di proprietà di un responsabile di sicurezza indipendente per poi incolpare la Russia e screditarla nell’ambito dell’accordo sul grano. In altre parole, si tratterebbe di un false flag per accusarla di causare una crisi alimentare. “Un gruppo di posamine insieme a trenta ufficiali dei servizi di sicurezza ucraini sono arrivati nel commissariato militare di Volchansk, nella regione di Kharkiv, per preparare il sabotaggio” ha dichiarato il ministero della Difesa russo.
L’accordo sul grano infatti, che era stato sancito con l’intermediazione di Erdogan, prevedeva che non ci sarebbero stati bombardamenti e attacchi alle navi durante tutte le fasi di carico e di trasporto del grano, tuttavia già in diverse occasioni l’Ucraina aveva violato l’accordo come avvenuto a ottobre quando con diversi sottomarini e droni avevano bombardato quattro navi russe, negando poi di aver effettuato l’attacco.
Prosegue dunque quella che ormai è sempre più una guerra di propaganda.
AS
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