Emanuele Quarta
Avanti.it
Da quando la Russia ha mosso le sue truppe dentro il territorio ucraino, la propaganda occidentale è entrata a pieno regime fino a sfiorare il “fuorigiri” quando si è trattato di dover rimediare alle sue stesse stupidaggini, alle notizie che volevano un esercito russo in difficoltà, senza armi e costretto a combattere con le pale di fine ‘800; oppure quando ci hanno raccontato della nonnina ucraina, vedendo un drone, ha deciso di abbatterlo lanciando un barattolo di conserva. Una narrazione che però fa a pugni sia con la realtà della situazione militare in campo, sia con le continue e costanti richieste di armi da parte di Zelensky (che ormai è in tour per il mondo da due settimane) assecondate dai governi occidentali.
Ma la propaganda occidentale si è superata con riguardo all’addestramento dei bambini alla guerra. In queste settimane è diventato virale un video in cui si vedono dei bambini russi della Crimea che vengono addestrati all’uso di armi, a smontare e rimontare velocemente un Ak-47 e altri esercizi militari. Questo è destato scandalo, soprattutto in negli USA, e in molti hanno subito puntato il dito contro la Russia, colpevole di un nuovo crimine, quello di mandare i bambini in guerra – accusa sostenuta da un anno e passa di propaganda che vuole la Russia senza armi e senza soldati. Peccato, però che quello che il video mostra è una tradizione che in Russia, ma anche in altri stati come la Cina, esiste da tempo e che è figlia dell’Unione Sovietica dove i bambini, soprattutto nei campi estivi, imparavano a fare letteralmente tutto, dal cucito fino all’uso delle armi sulla base del principio che un popolo armato può difendersi da minacce esterne, una lezione imparata dai sovietici sulla propria pelle con l’invasione nazista. Questa accusa mostra per l’ennesima volta come l’occidente applichi “due pesi e due misure” quando si tratta dell’Ucraina. Nel “faro della democrazia in Europa dell’est”, i campi per addestramento militare ed indottrinamento esistono dal 2014 – come vi abbiamo riportato in questo articolo di qualche mese fa – e sono gestiti dal battaglione Azov che si occupa, ovviamente, dell’indottrinamento dei bambini a dare la caccia ai russi, considerati sub-umani dalla pelle verde. Di questi campi ne parlò anche Giulietto Chiesa e molti altri, una realtà ben visibile e, senza troppi scrupoli, appoggiata dall’occidente che arma Kiev da 10 anni. Qualcuno potrebbe dire che tra questi campi e quelli sovietici non c’è differenza, ma purtroppo non è così. I bambini ucraini hanno subito un indottrinamento pauroso, a differenza che in Russia, e soprattutto rischiano di finire al fronte: l’Ucraina, che da mesi ormai parla di controffensiva, ha perso centinaia di migliaia di uomini in battaglia; non ci sono più riserve e, come visto più volte in diversi video sul web, le forse della SBU costringono i ragazzini di 15-16 anni ad unirsi alle forze armate, strappandoli letteralmente dalle braccia delle madri. E dopo la sconfitta a Bakhmut – un tritacarne in cui la Wagner, considerata dalla propaganda occidentale come un gruppo di delinquenti e galeotti, con l’inganno delle false accuse contro Mosca e la falsa ritirata dalla città, ha attratto e distrutto la meglio gioventù ucraina – e la tanto proclamata controffensiva, Kiev ha bisogno di forse fresche da armare con le armi provenienti dalla Nato e, ormai è palese, manderà in battaglia i bambini e gli adolescenti.
L’occidente, ne siamo sicuri, piuttosto che focalizzarsi su questo ennesimo crimine degli ucronazi, finirà per esaltare il patriottismo e il sacrificio “per la libertà e la democrazia”. Due pesi e due misure applicato col sangue dei bambini.
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