Marco Coppola
Avanti.it
Il Tesoro ha deciso di introdurre il Btp Valore, un titolo dedicato ai piccoli risparmiatori. L’obiettivo dichiarato è quello di far crescere la quota di debito pubblico che rimane in Italia. La verità è che dato che le banche stanno scaricando i titoli di stato italiano, il governo chiede ai piccoli risparmiatori di comprarne di nuovi per accollarsi il debito pubblico italiano. Per capire di cosa stiamo parlando è utile partire dal contesto in cui tutto ciò sta avvenendo e la situazione economica in cui questa misura si inserisce.
Uno spettro si aggira per il mondo. È lo spettro dell’inflazione. Dagli Stati Uniti all’Europa, da Biden alla von der Leyen tutti alla ricerca del Ghostbusters adeguato. La guerra in Ucraina, le speculazioni su settori strategici, l’aumento dei prezzi delle materie prime e il crollo dei salari ha causato l’intervento massiccio delle banche centrali. Tutte con una sola missione, tamponare tassi di inflazione che non si registravano dagli anni ’80 (quando non c’era la moneta unica e la politica monetaria era competenza esclusiva degli Stati nazionali).
Tanto per capire il fenomeno: nel 2022 il tasso di inflazione è stato pari al 9,2% nell’Unione Europea e 8.1% in Italia (ai livelli più alti dal 1985). Dal 2010 al 2022, la crescita dei tassi di inflazione non ha risparmiato nessun paese europeo ed è aumentato in modo significativo soprattutto in Italia. Questo ha causato un aumento dei prezzi, una perdita di potere d’acquisto e un abbassamento del valore dei risparmi messi da parte negli anni.
Aumentando l’inflazione, in sostanza, uno stipendio da mille euro o duemila euro di risparmi su un conto perdono di valore, nonostante “nominalmente” la cifra sia la stessa. Questa situazione spinge i risparmiatori e i lavoratori a non investire più denaro e tenerlo fermo in attesa di tempi migliori. Si tratta di circa 1800 miliardi di euro di risparmi in Italia, che a causa dell’inflazione generano una perdita di potere d’acquisto di 90 miliardi l’anno.
Questo si riversa sulle banche. Le banche italiane hanno in pancia circa 290 miliardi di euro di bond governativi emessi dal Mef (ne hanno più di qualsiasi banca europea). Una mole di capitali di cui le banche devono liberarsi, per cui richiedono ai vari governi di immettere sul mercato nuovi titoli di stato destinati ai piccoli risparmiatori. Un tentativo per provare a rifinanziare il debito pubblico circolante. Una preoccupazione per la Bce perché questo esporrebbe ulteriormente al rischio di credito e al rischio sovrano.
Una gatta da pelare per il governo Meloni che, dopo la recente crisi sul Pnrr, è alla ricerca spasmodica di soluzioni credibili. Per questo il ministero dell’economia e delle finanze ha annunciato il lancio di nuovi titoli di stato denominati Btp Valore, che avranno la caratteristica di essere indicizzati all’inflazione. La prima emissione avrà luogo tra il 5 e 9 giugno. I risultati di questa operazione sono del tutto incerti. Chi vivrà vedrà.
Nel frattempo i mercati prevedono un’inflazione ancora alta. Sicuramente tale forma di investimento metterà a rischio ulteriormente i risparmiatori italiani, cui serve ben altro che investire i propri soldi nell’acquisto del debito pubblico dello stato in assenza di una politica economica di crescita e sviluppo (controllo delle risorse, differenziazione degli accordi commerciali, pianificazione dei settori strategici, ecc.) che metta al centro gli interessi di quelli che definisce “piccoli risparmiatori”, ovvero, della maggioranza della popolazione del nostro paese.
Non è la prima volta che si mettono in campo riforme che provano ad andare in questa direzione che hanno sempre avuto il risultato di far ricadere le responsabilità di banche e governi sui ceti più deboli.Una misura dettata dall’Unione europea al governo Meloni, che la presidente di Fratelli d’Italia sta eseguendo obbediente e sottomessa alla faccia delle promesse di difesa dell’interesse nazionale e sovranità.
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