La Chiesa ortodossa ucraina ha tempo fino a domani per abbandonare la Lavra delle Grotte di Kiev. Già alla fine dello scorso anno infatti la Chiesa canonica era già stata espulsa dalla Lavra superiore, in cui si trovano la cattedrale della santa dormizione e la chiesa della Trapeza (Refettorio), luoghi che fin dall’ XI secolo hanno rappresentato il centro della comune spiritualità russa, ucraina e bielorussa e che al momento sono occupati e utilizzati dalla neonata Chiesa ortodossa dell’Ucraina, fondata dal patriarcato di Costantinopoli e dai governi ucraino e statunitense al fine di emarginare sempre di più la presenza dell’ortodossia e della cultura russa in genere dal territorio ucraino. I luoghi prima occupati dalla Chiesa ortodossa canonica, che ha caratterizzato la propria espulsione come una vergogna nazionale, ultimamente hanno così visto mostre d’arte e concerti con canzoni celebranti l’uccisione di russi.
Secondo quanto si apprende dal decreto del presidente dell’Ucraina il gabinetto dei ministri ha istituito un “gruppo di lavoro interdipartimentale per preparare proposte e raccomandazioni per organizzare l’attuazione di alcuni compiti relativi alle attività delle organizzazioni religiose in Ucraina, che, durante i suoi lavori, ha riscontrato che il monastero ha violato i termini del contratto d’uso della proprietà statale.” La Riserva ha quindi comunicato la cessazione dell’accordo a partire dal 29/03/2023.
A seguito della comunicazione, il patriarca Kirill ha fatto appello ai primati delle chiese locali e a un certo numero di personalità religiose internazionali nonchè rappresentanti di organizzazioni internazionali quali il segretario generale delle Nazioni Unite, il segretario generale dell’OSCE, l’alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani e il segretario generale del consiglio d’Europa, invitandoli così a compiere ogni sforzo possibile per impedire la chiusura forzata del monastero. Lo stesso Kirill ha sottolineato come il comunicato del governo non abbia sufficienti giustificazioni legali, negando la libertà e i diritti garantiti dalla costituzione a milioni di Ucraini. Le pressioni ricevute dalla comunità monastica della Lavra anche prima del comunicato del governo mostrano quindi la volontà del potere dominante di continuare la propria incessante battaglia contro le minoranze russe andando a colpire anche quella cultura tradizionale che in passato era stato un importante elemento di unione fra il popolo russo e quello ucraino.
Francesca Luchini
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