Giuseppe Russo
Avanti.it
Da quel fatidico 14 luglio in cui il Drago rassegnò le sue (mezze) dimissioni, le cronache traboccano di appelli affinché ci ripensi. Volendo seguire, nel riferirne, un ordine gerarchico, è bene iniziare dalla “comunità internazionale” : hanno espresso i loro più vivi apprezzamenti per il Drago tutti i leader politici dell’Occidente, da Biden a Macron, da Scholz alla Von der Leyen, anche se il picco della beatificazione è stato raggiunto con le parole della vicepremier ucraina Iryna Vereščuk: “Con Draghi vinceremo la guerra”. Vari appelli, più o meno accorati, sono poi giunti dal “partito del PIL”, (il presidente di Confindustria Bonomi ha espresso “totale incredulità”), dalla Chiesa, dai rettori universitari, dai professionisti della sanità (cioè da coloro che più hanno da perdere in caso di smantellamento del baraccone covidista) e persino dai sindacati: per la CGIL questo “non è il momento di indebolire il Paese e bloccare le riforme”. Qualora qualcuno ne dubitasse, le riforme del Drago piacciono assai a Landini e compagnia.
La politica ha preferito mandare avanti le seconde file: si sono mossi per implorare il vile affarista di tornare sui suoi passi, sempre “trasversalmente”, sia i presidenti di regione che i sindaci: l’appello di questi ultimi ha superato le 1000 adesioni. Renzi ha provato ad uscire dall’angolo lanciando una petizione pro-Draghi che ha raggiunto 100000 firme in cinque giorni. In ultimo, inquietanti “comitati spontanei” hanno indetto mobilitazioni per il Draghi-bis: nella giornata di oggi, lunedì 18 luglio, dovrebbero svolgersene almeno cinque: a Roma, Milano, Torino, Firenze e Trento. È questo il paese irreale che chiede, invoca, implora il ritorno del Drago: se non facesse ribrezzo, farebbe quasi tenerezza.
L’apprensione per le sorti del Drago in quel di Washington e Bruxelles è più che giustificata: nell’arco di un mese, mentre il fronte antirusso va impantanandosi sia sul piano militare che su quello diplomatico, scosse telluriche hanno colpito i governi di Regno Unito, Germania, Francia e Italia, ovvero i quattro principali paesi dell’Europa Occidentale. Dopo la defenestrazione di Johnson, infatti, Macron è stato prima colpito dallo “scandalo Uber”, in virtù del quale avrebbe favorito l’insediamento della multinazionale sul suolo francese, e poi messo in minoranza all’Assemblea Nazionale su un provvedimento decisivo quale il ripristino del pass sanitario per i viaggi all’estero, mentre il premier tedesco Scholz veniva lambito da uno scandalo ancor più scabroso, quello relativo alla somministrazione a tradimento della cosiddetta “droga dello stupro” durante una festa dei dirigenti socialdemocratici. Le (mezze) dimissioni di Draghi rappresentano l’ultimo episodio di questa ambigua saga: i vertici politici dell’Occidente, compromessi fino al midollo nel delirio pseudosanitario, nel Grande Reset delle società e delle economie, nella guerra per interposto Zelensky, vacillano, e talvolta cadono, come è capitato dall’altra parte del mondo all’ex primo ministro giapponese Shinzo Abe. Qualcosa si agita dietro le quinte dello spettacolo, negli anfratti degli “Stati Profondi” l’un contro l’altro armati, ma sulla superficie affiorano solo fole e depistaggi: l’ultimo è de Il Giornale, che ha provato, in una controversa intervista all’ex dirigente Sismi Umberto Saccone ad attribuire ai servizi russi la regia della crisi politica italiana.
Giuseppe Conte è il curatore fallimentare del Movimento 5 Stelle: dopo il picco di posticcia popolarità raggiunto all’epoca delle prime mascherate di massa, ha inanellato una serie di errori colossali che non possono essere frutto di mera insipienza politica. Espressione di quel mondo di confine fra Italia e Vaticano del quale fu a lungo padrone Giulio Andreotti, l’uomo che si spacciava per “avvocato del popolo” in questa crisi ha solo eseguito gli ordini. Di scissione in scissione, sta per restare senza partito: il tentativo disperato e fuori tempo massimo di riaccreditarsi come forza “antisistema” non può che accelerare il processo liquidatorio del Movimento 5 Stelle. Per Conte si profila l’oblio dopo un calvario di umiliazioni a mezzo stampa: ora viene definito “lo stagista”.
In tutta la sua esperienza di maggiordomo d’alto bordo, il Drago è riuscito a scalare i vertici delle istituzioni finanziarie in virtù della sua assoluta e incondizionata ubbidienza. Nei mondi da lui frequentati, non c’è spazio per i colpi di testa, le scelte personali, l’orgoglio e la dignità. Anche in questo caso, egli eseguirà soltanto gli ordini: mal che vada, potrà ambire, a tempo debito, alla poltrona di segretario della NATO, o persino a quella di presidente della repubblica che gli sfuggì all’inizio di quest’anno. Intanto, pare che il suo cuore, proverbialmente di ghiaccio, si stia sciogliendo davanti all’affetto di quella che è stata definita “l’Italia che ama l’Italia”.
…e quell’infame sorrise.
Umberto dice
Bellissimo!! E quel infame sorriso. E propio vero non si può fare la frittata senza rompere le uova. Il terremoto teutonico previsto già da Putin, si sta materializzando, come causa effetto accelerata. L’Italia ama l’Italia, e soprattutto ama il suo grosso fondoschiena, purtroppo è sempre e solo questo il limite fisico dove casca l’asilo. Questo a mio avviso è il problema non solo dell’Italia, siamo passati come un rullo compressore sopra ogni nefandezza possibile, sfruttando ogni cosa che toccavano, ( per l’Italia solo briciole coloniali da cani da guardia, ovviamente ) e riducendo in povertà assoluta gli altri. La brama occidentale di arricchirsi a discapito del resto del mondo (è una legge Karmica) adesso come uno tsunami sta investendo tutto e tutti. E certo, anche un vile affarista e visto come un messia. Ma il tempo dei pezzi del lego, tra finanza e politica italiana, ed europea, da sempre intercambiabili, e terminato per “sempre”. Il trucco delle tre carte 5 stalle, e facsimile non sarà più ripetibile facilmente in futuro (quale futuro?) . Non vorrei fare il guastafeste, ma il macabro teatrino della politica italiana e finito. E per tutti noi c’è solo una strada percorribile, “si salvi chi può”. La nave sta affondando con tutti a bordo. E nessuno sembra avere una soluzione realista . E per macabro sverzò del destino, a bordo nessuno sa nuotare.