Continuano le tensioni al confine fra India e Cina. Secondo l’agenzia di stampa Reuters, l’intelligence di Washington avrebbe fornito informazioni a Nuova Delhi in merito a un’incursione cinese sull’Himalaya da parte dell’esercito popolare di liberazione. L’incursione è stata stroncata sul nascere e non ha causato morti ma circa dodici feriti, a differenza di altri episodi verificatisi sul territorio, primo fra tutti quello del 2020 che vide scoppiare uno scontro fra i due paesi dopo che l’India decise di avviare la costruzione di una strada nel territorio conteso. Nello scontro rimasero uccisi una ventina di soldati indiani.
La tensione fra i due giganti asiatici ha visto infatti molti altri scontri in passato nella zona della catena montuosa dell’Himalaya e, come sappiamo, l’India ha accusato più volte la Cina di voler “cambiare unilateralmente lo status quo”. A quanto pare le voci sulla mobilitazione cinese verso il confine indiano che si diffusero già a gennaio di quest’anno si sono rivelate fondate. La polizia indiana di frontiera in quel periodo aveva infatti inviato al governo nazionale indiano un documento che riportava dettagli sulla mobilitazione sempre più ingente di truppe di fanteria e di artiglieria pesante da parte della Cina in vista di un probabile scontro armato con l’India.
In quest’ultimo scontro ad allertare la polizia indiana sarebbe stato in particolare lo scambio di informazioni con l’intelligence americana, scambio più rapido ed efficace rispetto a quanto avvenuto in precedenza, basato su un accordo siglato da India e Stati Uniti a seguito dell’incidente della valle del Galwan. Secondo il Pentagono ciò instaurerebbe pertanto “una nuova era di cooperazione fra le due potenze nel comune intento di respingere l’espansionismo cinese“. L’esercito cinese sarebbe infatti in una fase di preparazione per un futuro conflitto e starebbe cercando di ottenere informazioni su come l’India potrebbe reagire ad un attacco e quante informazioni sarebbe in grado di carpire.
Francesca Luchini
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