La fabbrica dei nemici è sempre aperta, e lavora a tambur battente per garantire a tutti la giusta dose di paura. Quando la produzione di un nuovo nemico si inceppa, si vanno a pescare vecchi nemici dal passato remoto, dalle linee di produzione dismesse: funziona sempre. E così, monta una “emergenza terrorismo” proveniente dal XX secolo (se non da quello prima), e si moltiplicano le “piste anarchiche”, fra “attentati” alle sedi diplomatiche italiane in Europa (particolarmente “credibile” quello che aveva colpito la sorella di Elly Schlein ad Atene all’inizio di dicembre), roghi di macchine (“5 auto a fuoco: si ipotizza la pista anarchica”), incendi generici (“Pescara, fiamme in pieno centro: l’ipotesi degli anarchici”). Questi misfatti si sarebbero consumati proprio nel momento in cui Alfredo Cospito, l’anarchico in sciopero della fame da cento giorni per protestare contro il regime di carcere duro che gli è stato inflitto ad onta di ogni principio giuridico, campeggia sulle copertine a fianco di Matteo Messina Denaro, la cui cattura, secondo le prevedibili malelingue, rientrerebbe in quella famosa trattativa Stato-Mafia che non si è mai interrotta e nell’ambito della quale sarebbe ora sul piatto l’abolizione del 41-bis per i boss condannati nei processi degli anni passati. Tutto questo alla faccia della pinocchiesca affermazione “Lo Stato non tratta con mafiosi e terroristi”, pronunciata in questi giorni da diversi esponenti della maggioranza di governo, fra cui quel Giovanni Donzelli che è stato mandato avanti, come il proverbiale cretino del film, ad associare con disinvoltura anarchici e mafiosi, lotte politiche e faide criminali, nemici pubblici ed “impiegati pubblici” che al posto di penne e timbri hanno usato il tritolo. In tutto questo ci guadagna pure il PD, che è stato accusato da Donzelli di essere un fiancheggiatore del terrorismo: il tesseramento è ai minimi storici, le primarie non se le fila nessuno, la liquefazione è lì a un passo…ed ecco che, davanti a questo “ignobile attacco della destra”, si serrano i ranghi, si urlacchia privi di fiato “siamo tutti antifascisti!”, si convince il cugino riottoso che con Elly Schlein sarà tutta un’altra roba. Prima dell’arresto di Messina Denaro, Cospito si era guadagnato giusto qualche trafiletto, nonostante la sua protesta andasse avanti da mesi, e le notizie sulle iniziative di solidarietà erano circolate solo su siti e canali poco frequentati. Ora pare che siano tornati gli anni di piombo, quelli in cui le “piste anarchiche” si fabbricavano a tavolino per depistare le indagini sulle stragi di Stato. gli anarchici volavano dalle finestre delle questure per inspiegabili “malori attivi” e i vari “terroristi” a libro paga dei servizi ed al servizio degli americani facevano il loro sporco lavoro portando la paura in ogni piazza, in ogni strada, in ogni tinello. Comunque la si pensi sulla questione, Cospito non c’entra nulla con la Mafia; egli si trova ormai alla mercé di un gioco più grande di lui partorito dalle solite menti raffinatissime, nell’ambito del quale è solo una pedina fra le tante.
GR
Aureliano71 dice
Cospito pare abbia iniziato la sua protesta pochi giorni dopo l’insediamento del governo Meloni, strana tempistica visto che si trova in carcere da anni.
Che sia manovrato? Tutto è possibile, di certo la pena è spropositata rispetto ai fatti commessi ma non si può incolpare un governo insediato da 3 mesi (e che non mi piace, a scanso di equivoci) per sentenze di una magistratura politicizzata e serva del capitale.
Perché non lo ha fatto durante il governo Draghi lo sciopero della fame?