Marco Di Mauro
Avanti.it
La giornata mondiale della Terra quest’anno è stata segnata da una tragedia quantomai assurda. Il 22 aprile un uomo di nome Wynn Alan Bruce, definito dai media “attivista climatico”, in segno di protesta contro il riscaldamento globale ha ben pensato di rilasciare un bel po’ di anidride carbonica egli stesso, dandosi fuoco e morendo sugli scalini della Corte Suprema degli Stati Uniti. Seguace del buddismo Shambhala e volutamente emulo del celeberrimo bonzo vietnamita Thích Quảng Đức (che sessant’anni or sono infiammò se stesso e Saigon contro il governo antibuddista del suo paese), il cinquantenne di Boulder, Colorado, ha commosso e animato l’opinione pubblica molto meno di quanto avrebbe desiderato. E non soltanto lui: i media di stampo dem radicale han fatto di tutto per far divenire la sua una storia virale ed esemplare. In un accorato tweet finito sulle colonne del New York Times la sua maestra zen, la monaca Kritee Kanko, ha definito commossa – sebbene non abbia faticato troppo a trattenere le lacrime – il suo gesto《non un suicidio. Questo è un atto profondamente coraggioso di compassione, per portare attenzione alla crisi climatica》insomma un vero e proprio martirio, le cui cause si devono, ci tiene ad aggiungere al Times la maestra spirituale, al fatto che “le persone sono spinte a livelli estremi di dolore e disperazione per il clima” e che lascia come strascico la paura “che i giovani inizino a pensare all’autoimmolazione”. E in effetti dal tono dell’articolo e del resto delle sue dichiarazioni vien da pensare che un po’ ci sperino, la Kanko e il Times, che qualche baldo giovanotto, magari arruolato tra le fila dei passamontagna arcobalenati degli Antifa, decida anche lui di fare il bonzo arrostito per renderci edotti del cambiamento climatico.
Piuttosto strane suonano in effetti queste parole, e fanno pensare come possa una maestra zen avallare e persino esaltare un gesto di tale inutile follia come atto di compassione, negando addirittura che si tratti di un suicidio; ma le sue parole assumono tutt’altro significato se si considera che Kritee Kanko è una maestra zen soltanto nel tempo libero, mentre come vero lavoro fa la scienziata presso l’Environmental Defense Fund, organizzazione non profit con l’obiettivo di contrastare il cambiamento climatico, narrato sul loro sito e nelle loro pubblicazioni come la minaccia più grave per la vita dell’uomo sul pianeta. Quasi coetaneo dello sventurato Bruce, l’Environmental Defense Fund viene fondato nel 1967 ed è una creatura della Fondazione Rockefeller attraverso la quale i globalisti radicali sono riusciti negli ultimi cinquant’anni a dirottare ingenti fondi sia per dettare l’agenda politica al Congresso in materia di clima, sia per far allignare nei settori dell’educazione e della ricerca scientifica la loro versione sul cambiamento climatico. Se sul primo punto fondi e fondazioni al soldo dei radicals hanno dovuto attendere mezzo secolo prima di vedere i frutti del loro lavoro, sul piano scientifico-didattico invece hanno ottenuto risultati che impressionanti è dir poco: a tutte le generazioni nate dagli anni ottanta in poi è stato inculcato sin dai primi anni di scuola il concetto di riscaldamento globale di origine antropica, ovvero dovuto alle emissioni di anidride carbonica, come un incontrovertibile dato di fatto.
Tanto che nel 1988 due organismi dell’ONU, l’Organizzazione Meteorologica Mondiale e il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, formarono un foro scientifico permanente sul cambiamento climatico, l’Intergovernamental Panel on Climate Change, che da allora è stato il punto di riferimento per tutti i sostenitori del riscaldamento globale. Da quando esiste, infatti, è stato demandato a questo organismo il compito di fugare tutti i numerosi dubbi che la comunità scientifica poneva sulla teoria del riscaldamento globale. Da che anno è stato possibile misurare la temperatura media del globo, e con quanta accuratezza? quanto è potente l’anidride carbonica come gas serra? con quale grado di certezza si può affermare che l’uso di combustibili fossili sia in grado di modificare la temperatura del pianeta? In verità, il consenso unanime sull’argomento cui siamo stati abituati tra i banchi di scuola e per bocca dei divulgatori televisivi come Piero Angela e Luca Mercalli, nella comunità scientifica non c’è mai stato. Dopo quindici anni di dibattiti e studi, lo stesso IPCC arrivò nel suo rapporto del 2003 ad asserire che《Nella ricerca e nell’elaborazione di modelli matematici in grado di profilare il clima, dobbiamo riconoscere che abbiamo a che fare con un sistema caotico accoppiato e non lineare, e quindi che non è possibile prevedere a lungo termine gli stati climatici futuri》inoltre, stando ai sondaggi interni al foro scientifico internazionale, il 45% degli iscritti nella prima decade di questo secolo non riteneva che la CO2 fosse un gas serra abbastanza potente da modificare la temperatura terrestre, mentre più della metà sosteneva che allo stato dell’arte la climatologia non fosse in grado né di ricostruire le temperature medie del pianeta Terra negli anni precedenti il periodo in cui si sono costruite le apparecchiature in grado di effettuare misurazioni, né di poter prevedere sviluppi futuri. Inoltre, proprio da quegli strumenti emergeva un’altra scomodissima verità per i fautori del riscaldamento globale: i dati infatti registravano che, se dal 1950 al 1990 c’era stato un significativo incremento nelle temperature, negli ultimi trent’anni queste si erano attestate, e avevano iniziato addirittura a scendere.
I legittimi dubbi della comunità scientifica non hanno però scalfito la vulgata del riscaldamento globale, sostenuta da interessi miliardari, che ha continuato a imperversare in tutti gli apparati educativi e mediatici come una incontrovertibile verità. E quando – dopo la concentrazione di capitali dovuta alle crisi artefatte di inizio secolo e le infiltrazioni capillari in tutti gli ambiti accademici dei paesi occidentali, quasi completamente privati dei fondi pubblici e quindi dell’indipendenza di ricerca – i globalisti radicali hanno ottenuto abbastanza potere, hanno iniziato ad ammaestrare col ricatto e l’ostracismo tutti gli scienziati dubbiosi o dissidenti rispetto alla teoria del global warming. Ben presto, l’IPCC da organismo indipendente divenne il più accanito sostenitore del riscaldamento globale.
È il 2013 quando l’allora presidente degli Stati Uniti Barack Obama twitta che il 97% degli esperti di clima ritiene che il riscaldamento globale sia《reale, causato dall’uomo e pericoloso》ponendo in atto una vera e propria truffa. Lo studio dell’IPCC cui faceva riferimento l’avvocato del popolo – vale a dire di Soros – a stelle e strisce, si basava sulla cernita di tutti i principali studi sull’argomento dell’origine antropica del cambiamento climatico: la maggior parte dei lavori (66%) non prendeva alcuna posizione; del restante 34%, il 33% sosteneva almeno un debole contributo umano al riscaldamento globale. Dividendo 33 per 34 si ottiene il 97%, ma questo dato non era degno di nota poiché questo 33% comprendeva molti articoli che criticavano apertamente elementi chiave della posizione dell’IPCC.
Dopo il diktat di Obama, è iniziata nelle accademie una vera e propria guerra a chiunque avesse un’opinione leggermente diversa sulla questione: se prima lo si faceva in sordina, oggi la censura è aperta e spietata, essendo la questione climatica entrata a pieno diritto nell’armamentario della cancel culture. Il dibattito scientifico è vietato anche nei termini minimi, tanto che non vi è stata pietà neanche per Steven Koonin, scienziato di alto livello, ex consigliere di Obama e forte sostenitore del cambiamento climatico di origine antropica, che nel 2021 ha osato affermare nel suo libro “Unsettled” il fatto che lo scioglimento dei ghiacciai e le catastrofi naturali su scala globale non sono tanto vicine, ma ci vorrà ancora qualche decennio. “Truffatore” e “negazionista” per Scientific American, la sua carriera è stata tranciata di netto per aver osato provare a lenire la furia escatologica dei nostri giorni.
La sua vicenda ha indignato persino i giornali globalisti come il Washington Post, ma è solo il corollario di una situazione ben più nefanda: nel 2020, come denuncia Forbes, il sedicente gruppo “per la difesa del clima” Skeptical Science dà vita a una vera e propria lista nera per “disinformatori climatici”, distruggendo per sempre la carriera di 17 promettenti scienziati. Dana Nuccitelli, professione blogger, una delle principali promotrici di questo gruppo, arrivò addirittura a scrivere pubblicamente su Twitter riferendosi a Judy Curry, una professoressa universitaria aggiunta alla lista: 《Se guardate alle sue affermazioni che abbiamo catalogato e debunkato sulla pagina [di Skeptical Science] dedicata a lei, questo dovrebbe renderla inassumibile nel mondo accademico》a dimostrazione del fatto che ormai la libertà di parola viene violata apertamente, consapevolmente e nella più totale impunità. A compimento del Miniver sul clima, il 9 dicembre 2021 il Washington Post presenta in pompa magna la nuova creazione del team dell’informatico John Cook: un algoritmo ad apprendimento automatico capace di leggere in tempo reale tutti i nuovi articoli postati sul web e di segnalare come “disinformatore climatico” qualunque sito presenti informazioni in contrasto con la tesi dominante, raggruppate in cinque categorie:《il riscaldamento globale non sta avvenendo; i gas serra generati dall’uomo non stanno causando il riscaldamento globale; gli impatti climatici non sono negativi; le soluzioni climatiche non funzioneranno; la scienza del clima e gli scienziati sono inaffidabili.》
Alla luce di quanto abbiamo visto, torniamo alla tragicomica vicenda del nostro Wynn Bruce. È chiaro che in un contesto del genere il cambiamento climatico, privato di ogni dimensione scientifica e razionale, divenga una forma di fanatismo. Ne ha tutti gli ingredienti: da una parte, l’escatologia, ovvero il mondo che sta per finire in una immane catastrofe da un momento all’altro; dall’altro lato, il peccato originale dell’uomo che come un virus ha distrutto il suo stesso pianeta a causa della sua voracità, della sua natura insaziabile, del suo riprodursi sfrenato. La vera natura di questa perversa ideologia, come insegnano Marx ed Engels nell’Ideologia tedesca, sta nell’interesse materiale di chi vuole ridurre l’umanità a bestiame da sfoltire, e utilizzare queste bugie perverse per distruggere le economie locali, giustificare la riduzione della popolazione, imbastire un regime autoritario in cui ad ognuno sarà assegnata una quantità di CO2 limite da produrre, e imbastire la Quarta Rivoluzione Industriale, quella in cui l’uomo non avrà più la dignità di gestire se stesso, ma il potere entrerà in ogni sfera della sua vita. Il signor Bruce, vittima da ragazzo di un incidente automobilistico che gli aveva recato seri danni cerebrali e neurologici tanto da precludergli l’ingresso nell’aviazione militare americana, era proprio per questo, come hanno detto i suoi amici all’Independent, “una persona suggestionabile” e non sempre in grado di agire secondo coscienza. Insomma, un soggetto molto facile da plagiare verso i dettami di qualunque fanatismo. Che il suo “atto eroico” gli sia stato ispirato, o suggerito, dagli ambienti di cui la sua maestra zen era parte integrante?
E se già questo non è bastato a chiarire la natura strumentale – per altri, non certo per lui – del gesto di Bruce, ci viene incontro il New York Times che proprio in quei giorni collega l’ “atto di profondo coraggio e compassione” all’attività della Corte Suprema che stava mettendo in discussione e limitando fortemente il ruolo della Environmental Protection Agency ente americano con il compito di limitare la produzione di carbonio delle centrali elettriche, e su cui l’amministrazione Biden punta moltissimo per attuare il suo piano di modifica profonda dell’economia e della società in senso autoritario e green. Il folle suicidio del povero Wynn Bruce è avvenuto nello stesso giorno in cui la Corte Suprema – a maggioranza trumpiana – stava decidendo di limitare i poteri e la sfera d’intervento dell’EPA, e non è bastato a modificare la decisione dei giudici, che poco dopo, il 30 giugno, hanno portato a termine l’esautorazione dell’ente.
La battaglia interna allo Stato Profondo continua, e il 12 agosto, in barba alla Corte, il governo Biden ha approvato l’Inflation Reduction Act, che prevede lo stanziamento di 369 miliardi di dollari in investimenti sul clima e l’energia pulita, ottenendo il plauso dell’Environmental Defense Fund. Ma quel che resta del fragile Wynn Bruce non ne può esultare, e la sua morte non è servita a niente.
Feli dice
Da parte di questi “virtuosi” del clima neanche una parola sull’impatto altamente inquinante della guerra tutt’ora in corso nel cuore dell’Europa???