In seguito alle restrizioni pandemiche le catene di approvvigionamento hanno subito delle interruzioni. Nell’Oceano Pacifico la logistica è stata scombussolata e gli scambi commerciali tra Cina e Stati Uniti hanno affrontato gravi difficoltà. Si tratta di un enorme problema, infatti il mercato delle esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti ammontava, per esempio secondo dati del 2016, a ben 463 miliardi di dollari.
Per decenni la Cina è stata al centro della globalizzazione, le multinazionali americane delocalizzavano nel paese asiatico per la manodopera a basso costo, e si sono sviluppati scambi commerciali tra aziende statunitensi e cinesi per produrre beni di ogni tipo, tutto basato sui traffici marittimi nel Pacifico, per lungo tempo considerati economici e sicuri. In seguito alla pandemia e ai problemi geopolitici le cose sono cambiate, il commercio navale nel pacifico non è stato più facile ed economico e questi ultimi tre anni hanno cambiato il volto dell’economia globale.
Molte aziende americane stanno adesso spostando i loro investimenti in Messico, paese più vicino con il quale il commercio avviene via terra ed è più sicuro ed economico. Il paese, insieme al Canada e agli Stati Uniti è integrato in un’area di libero scambio per cui le merci possono circolare senza tassazione doganale, inoltre i salari in Messico sono estremamente più bassi rispetto agli Stati Uniti, e più simili a quelli cinesi, in questo modo le aziende possono contenere i costi sulla manodopera.
Loredo, una città di confine del Texas, si appresta così a diventare un hub della logistica terrestre tra i più importanti al mondo. Attualmente c’è più merce che passa per Loredo, piuttosto che per il porto di Los Angeles. Intanto il Messico sta investendo nelle infrastrutture proprio per migliorare la logistica via terra verso gli Stati Uniti, i due paesi sono già economie quasi integrate, molti prodotti attraversano il confine più volte durante le varie fasi di realizzazione.
Ma ora le aziende cinesi non vogliono perdere la possibilità di vendere nel mercato degli Stati Uniti, possibilità che era già stata messa a dura prova dall’amministrazione Trump, la quale aveva introdotto dazi e tariffe di importazione più elevati nei confronti di Pechino. Molte aziende, come Man Wah, tra i maggiori produttori di mobili in Cina, avevano iniziato ad investire in paesi terzi, come il sud est asiatico, per poi esportare negli USA con dazi meno elevati. Ma ora l’opzione più conveniente resta proprio il paese centro-americano, molto più strategico. Già ventotto grandi aziende cinesi hanno investito miliardi di dollari, tra cui la sola Man Wah ha investito 300milioni, in Messico, vicino Monterrey, nello stato di Nuova Leon, dove stanno realizzando l’enorme parco industriale Hofusan.
Dunque il Made in Mexico sta diventando sempre più il nuovo Made in China.
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