“Martedì mi arresteranno, protestate, riprendetevi la nazione”. Con queste parole l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato il suo arresto sulla piattaforma social Truth. Nello stesso post ha accusato l’ufficio del procuratore distrettuale di Manhattan di corruzione e ha rimarcato i finanziamenti ricevuti dal procuratore Bragg da parte di George Soros. Il probabile arresto dell’ex presidente si riferisce alla vicenda, risalente agli ultimi giorni della campagna elettorale del 2016 che lo vide vincitore, del pagamento in nero della pornostar Stormy Daniels, il cui vero nome è Stephanie Clifford. Il pagamento della somma di 130.000$ avrebbe dovuto mettere a tacere le voci di affari illegali relativi ai finanziamenti della campagna elettorale di Trump di cui la donna sarebbe stata a conoscenza.
La transazione in questione venne all’epoca registrata come “spese legali” dall’ufficio di Trump. La falsificazione di un registro dei pagamenti costituirebbe un “misdemeanor”, un reato minore, non un “felony”. Per parlare di un vero e proprio crimine occorrerebbe provare che la falsificazione servisse a coprire un secondo crimine. Allo stato attuale la procura potrebbe comunque provare che il pagamento in sè costituirebbe un reato in quanto donazione segreta in contrasto con la legge sui finanziamenti elettorali. Daniels è stata nel frattempo accusata di estorsione dall’avvocato dell’ex presidente e al momento non vi sono dettagli sul traffico illecito cui ella faceva riferimento.
In un post successivo Trump ha smorzato i toni nei riguardi del procuratore di Manhattan affermando che inizialmente questi non avesse intenzione di avviare alcun procedimento legale nei suoi confronti ma che in seguito avesse ritenuto necessario procedere a causa delle pressioni ricevute dai democratici e dall’amministrazione Biden, nonchè da Soros. È indubbio che l’Fbi sia e sia sempre stata una una polizia politica, basti pensare alla vicenda della perquisizione di Mar-A-Lago subita dall’ex presidente repubblicano e alla perquisizione ben diversa che subì anche Biden. Il caso di Trump è comunque singolare in primis perchè i sondaggi attualmente mostrano Trump in vantaggio sugli altri candidati per la nomination repubblicana alle prossime elezioni del 2024. Questa potrebbe così essere nient’altro che una mossa politica del tycoon per aumentare i propri consensi e scalare le preferenze, una sorta di replay del bluff di Capitol Hill. In secondo luogo, considerando che dall’accusa all’inizio del processo potrebbe volerci più di un anno, non è improbabile che l’imputato dovrà affrontare il processo durante la conclusione della prossima campagna elettorale, se non addirittura da prossimo presidente qualora dovesse essere rieletto. Per la prima volta dunque un ex presidente potrebbe essere condannato per aver commesso un reato. Sarebbe un caso senza precedenti nella storia politica degli Stati Uniti.
Francesca Luchini
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