Come se non ci fosse già abbastanza casino per le strade, in Francia c’è pure un uomo che se ne va facendo rivelazioni “esplosive” in televisione, accusando il Vaticano di essere “il principale esportatore di cocaina” e denunciando il “traffico di bambini” nel mondo dello spettacolo e della politica. Costui porta il nome di Gérard Fauré, ed è un ex criminale a libro paga dei servizi francesi già noto alle cronache come “re della cocaina di Parigi”. Partecipando come ospite alla trasmissione Touche pas à mon poste ! , un talk show di telespazzatura che va in onda su Canal 8, Fauré è partito dai traffici vaticani e dal papa (definito come “il diavolo in Terra”), per poi dire la sua sul caso di Pierre Palmade, un comico finito sotto indagine dopo aver causato, sotto l’effetto di stupefacenti e in compagnia di due escort, un incidente automobilistico che ha portato una donna incinta a perdere il bambino, passando infine alla cantante Céline Dion, descritta come una consumatrice di “adrenocromo”. L’adrenocromo era venuto fuori proprio a proposito di Palmade, alle cui feste drogastiche e orgiastiche Fauré ha detto d’aver partecipato: a suo dire, la produzione di questa sostanza deriverebbe dai rapimenti di bambini in Francia; un terzo dei quali non viene ritrovato dalle famiglie e dalle autorità. La vicenda ha scatenato i debunker francesi, che sono fra i più agguerriti al mondo: l’adrenocromo è in effetti uno dei loro argomenti preferiti. Non potrebbe essere altrimenti, visto che è una “teoria del complotto” che è assai comodo “sbufalare”, dati i contorni parossistici che finisce per assumere. In base ad essa, le élite occidentali sono dedite al traffico di bambini allo scopo sia di soddisfare i loro appetiti sessuali e sia di estrarre, dal sangue o dalla ghiandola pineale degli infanti a seconda delle fonti, questo adrenocromo, il cui consumo arginerebbe l’invecchiamento. Appannaggio di pochissimi magnati delle banche e della finanza, politici di vertice e personaggi dello star system, l’adrenocromo indurrebbe dipendenza cagionando, in chi dovesse cessarne l’assunzione, un repentino invecchiamento alla Dorian Gray, e tutto questo sarebbe attestato dalle foto che ritraggono alcuni attori hollywoodiani “eternamente giovani” ridotti a maschere di senilità e decadenza. Le origini “letterarie” di questo elisir sono da associare a quel milieu che prosperò nel dopoguerra americano a cavallo fra esoterismo, servizi segreti e “controcultura”, e che ebbe in Aldous Huxley il suo esponente più visibile. In tempi più recenti, la narrazione è stata riportata in auge nell’ambito di quella galassia chiamata “Q”, sviluppando tematiche già presenti nel “complottismo classico” di David Icke, filone al quale si richiama anche Gérard Fauré“, che dopo aver trascorso diciotto anni in carcere si è dato alla scrittura di libri autobiografici. Sinora, ne ha dati alle stampe tre con titoli come “Le prince de la coke o L’éducation d’un voyou (“L’educazione di un delinquente”): in essi, racconta la sua ascesa di spacciatore d’alto bordo nella Parigi di fine secolo, riportando, talvolta con le iniziali e talvolta per esteso, i nomi dei suoi clienti vip. Fra questi, vi sarebbe stato anche il poi presidente Jacques Chirac, mentre si dovrebbe a Charles Pasqua, che fu più volte ministro dell’interno nei governi gollisti degli anni ’80 e ’90, il suo arruolamento nel Service d’action civique, una milizia che operò fra crimine, apparati dello Stato e violenza politica e che si mosse per omicidi mirati di indipendentisti baschi e corsi e per rapine in banche “selezionate” il cui bottino veniva spartito fifty fifty con i politici. Nella trilogia, oltre a descrivere la sua picaresca traiettoria criminale fra Marocco, Spagna e Olanda, Fauré mette i lettori al corrente delle pratiche in voga nel jet set francese: tossicodipendenza diffusa, prostituzione minorile, violenze di ogni tipo. In un’intervista concessa l’anno scorso al canale Youtube Le Crayon, il già “re della cocaina” si era spinto oltre, accusando due ex presidenti francesi di aver preso parte a sacrifici umani. Alla resa dei conti, non l’ha mai denunciato nessuno. Le sue spalle sembrano robustamente coperte, e le sue azioni elaborate da qualche torbida agenzia impegnata in chissà quale triplo gioco, mentre pezzi dello stato profondo vanno smarcandosi dal macronismo. Questo “scandalo” televisivo all’adrenocromo, insomma, potrebbe rientrare in un gioco più grande di cui il braccio di ferro fra palazzo e popolo sulla riforma delle pensioni è solo un’altra dimensione. Tranquilli: non crollerà alcuna “cabala”.
GR
Lascia un commento