Tutto quello che stiamo vivendo era già stato descritto, con dovizia di particolari, in un libello giovanile del XVI secolo. Si tratta del “Discorso sulla servitù volontaria” del francese Étienne de La Boétie. In quest’opera l’autore sostiene che gli uomini siano portati a ripudiare la libertà naturale e ad abbracciare la tirannide, sottomettendosi volontariamente al potere arbitrario del tiranno di turno, che viene descritto così: “Colui che tanto vi domina non ha che due occhi, due mani, un corpo, non ha niente di più dell’uomo meno importante dell’immenso ed infinito numero delle nostre città, se non la superiorità che gli attribuite per distruggervi. Da dove ha preso tanti occhi, con i quali vi spia, se non glieli offrite voi? Come può avere tante mani per colpirvi, se non le prende da voi? I piedi con cui calpesta le vostre città, da dove li ha presi, se non da voi? Come fa ad avere tanto potere su di voi, se non tramite voi stessi? Come oserebbe aggredirvi, se non avesse la vostra complicità? Cosa potrebbe farvi se non foste i ricettatori del ladrone che vi saccheggia, complici dell’assassino che vi uccide e traditori di voi stessi?” La Boétie scrive inoltre che “la causa prima della servitù volontaria è l’abitudine”, sottolineando l’importanza dei processi educativi e di condizionamento culturale. All’epoca in cui fu scritto, il saggio del filosofo francese circolò solo clandestinamente. Le tesi che vi erano esposte, valide per tutti i sistemi sociali e tutte le epoche, erano così all’avanguardia (oltre che “pericolose”) da essere riprese da altri filosofi solo dopo due secoli e mezzo. Oggi, nella società già digitalizzata che si avvia verso la soppressione dell’umano, fra le spire di un’invasiva megamacchina massmediatica che produce servi volontari in serie , il pensiero di La Boétie è da ritenersi profetico: la servitù di oggi è la stessa di sempre, è solo che sono cambiati i mezzi a disposizione del Potere. In un quadro che potrebbe apparire pessimista, La Boétie, con la consueta lucidità, offre una via d’uscita alla portata (ideale) di tutti: “Siate risoluti a non servire più, ed eccovi liberi”.
Ricciardo dice
Stentiamo a riconoscere la libertà, come la schiavitù, sia quando ce l’abbiamo che no, quasi si trattasse di stati dell’anima.
Aureliano71 dice
È ciò che sosteneva anche Immanuel Kant nella “Risposta alla domanda: che cos è l’Illuminismo”.
Molti sono coloro che chiedono di essere guidati dalla culla alla tomba da qualcun altro per pigrizia o mancanza di coraggio.