Se prima erano fratelli coltelli, adesso la guerra d’Ucraina ha creato un partenariato indissolubile tra Russia e Cina, soprattutto sul piano valutario: ad ottobre le transazioni rublo-yuan alla Borsa di Mosca hanno raggiunto l’inedito picco di 8 miliardi di yuan al giorno, mentre poco prima della guerra non toccavano quasi mai il miliardo a settimana; alla fine di ottobre le transazioni ammontavano a 185 miliardi di yuan, una cifra pari a ottanta volte quella di febbraio. Oggi la Russia è il quarto paese al mondo per depositi nella valuta di Pechino, seguendo solo Hong Kong e Singapore. Poco prima della guerra, Putin e Xi avevano firmato un trattato che prevedeva la nascita di un partenariato commerciale “senza limiti”, prevedendo l’isolamento della Russia dal sistema dollaro che sarebbe seguito all’operazione militare speciale in Ucraina. Difatti il volume delle transazioni in dollari, che prima della guerra ammontava all’80% delle operazioni gestite alla Borsa di Mosca, si è praticamente dimezzato. Secondo Reuters, sette giganti dell’industria russa, tra cui Rusal, Rosneft, Polyus e Gazprom, hanno acquistato obbligazioni in yuan per 42 miliardi, destinate a salire significativamente secondo gli esperti contattati dall’agenzia. La strategia NATO dell’isolamento e spinta a est della Russia è andata a buon fine, ma se gli occidentali non riescono a invischiare anche la Cina in un conflitto che la tagli fuori dal sistema occidentale, la creazione di un blocco orientale si ritorcerà contro alla talassocrazia a stelle e strisce.
MDM
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