Il capo di stato maggiore generale russo Valerij Gerasimov è stato nominato ieri capo del raggruppamento congiunto delle forze impegnate nell’operazione militare speciale in Ucraina, andando a sostituire Sergeij Surovikin, già distintosi per le vittorie nel teatro siriano. Gli analisti militari più attenti notano come questo stia a preannunciare una nuova fase della guerra d’Ucraina, nella quale – come ha ribadito Putin nell’ultimo incontro con lo stato maggiore – ci sia una immediata ed efficiente interazione comunicativa tra i vari reparti, e nel conflitto contro la NATO sia schierato l’esercito russo tutto, non soltanto una sua compagine. L’operazione speciale, insomma, si ufficializza in guerra. Ma già i media filo-atlantisti pongono l’accento sui presunti “errori” da parte di Surovikin che avrebbero portato al suo rimpiazzo da parte di Vladimir Putin, il capo delle forze armate russe. Gli errori che la propaganda occidentale attribuisce a Surovikin sarebbero stati l’abbandono di Kherson e la mancata conquista di Bakhmut. Quello che non dicono è che quella di Kherson non è stata una ritirata, ma solo un ripiegamento sull’altra sponda del Dnepr, da cui i russi hanno continuato a neutralizzare qualunque attacco ucraino, mantenendo il controllo sulla massima parte della regione, e che, stando agli equilibri attuali sul campo, la conquista di Bakhmut è a un passo. Infatti, appena due settimane prima di questo presunto declassamento, Vladimir Putin aveva conferito al generale Surovikin la medaglia dell’Ordine di San Giorgio, per i meriti mostrati nelle campagne belliche, dalla Siria all’Ucraina. La cosa che sembra più probabile è che a Surovikin, esperto nel gestire le situazioni più critiche e in penuria di uomini, sia stato affidato il delicato compito di gestire la fase di transizione tra le ritirate strategiche e la nuova fase propulsiva che inizierà non appena terminato lo schieramento di tutti i mobilitati tra la Bielorussia e gli oblast’ novorussi.
Un’altra favoletta della propaganda atlantista è quella che vede la nomina di Gerasimov come una sorta di richiamo all’ordine verso i comandanti dei battaglioni Wagner e Kadyrov, visti come in qualche modo critici verso il vecchio generale, rappresentante di una fantomatica “vecchia guardia” dell’esercito russo. Eppure, nessuna critica è mai arrivata dai due comandanti verso uno solo dei loro superiori, se non in momenti di difficoltà militare, e sempre trapelate dai social, mai dirette. Una cosa è certa, se i giornalisti andassero a fare gli sceneggiatori a Hollywood, la stella del cinema americano tornerebbe a risplendere.
MDM & AS
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