Le acque del Golfo Persico e del Golfo dell’Oman sono sempre agitate e teatri di piccoli scontri fra le imbarcazioni di diverse potenze, in quanto si tratta di un’area cruciale per l’approvvigionamento di merci del sistema della globalizzazione, e proprio per questo è da sempre infestata da pirati, soprattutto somali, che intervengono a disturbare le rotte commerciali delle grandi potenze, spesso per conto delle nazioni rivali. Proprio per questo a fine ottobre scorso ci sono state le operazioni navali di scambio d’informazioni e manovre congiunte che hanno visto partecipare Canada, Brasile, Gibuti, Stati Uniti d’America, Giappone, Oman, Pakistan, Regno Unito, Repubblica di Corea, Seychelles, Turchia e Yemen nell’operazione Mare Liberum II con l’obiettivo di sviluppare una forza coordinata contro la pirateria nell’area. Grandi esclusi Cina e Iran, che pure hanno grossi interessi nell’area: che l’operazione non abbia troppo a che fare con la pirateria, ma con il consolidamento del controllo anglosassone nell’area?
La marina britannica ha reso noto oggi che il 23 febbraio scorso è stata fermata nelle acque internazionali dinanzi l’Oman una imbarcazione che trasportava un carico di armi da contrabbando. Secondo quanto dichiarato dal servizio stampa militare britannico, sull’imbarcazione sono state trovate numerose armi, tra cui missili anticarro e componenti per la costruzione di missili balistici a medio raggio. L’imbarcazione sarebbe partita dalle coste iraniane e stava seguendo la rotta che, passando a sud delle coste omanite, giunge fino in Yemen. E quindi possibile che il carico fosse destinato agli Houti la fazione, appoggiata dall’Iran, impegnata nella guerra civile contro il governo sostenuto militarmente dall’Arabia Saudita. Inizialmente ad accorgersi dell’imbarcazione sarebbe stata la 5° flotta della US Navy di stanza presso gli Emirati Arabi; ad ingaggiarla è stata invece la fregata britannica HMS Lancaster.
L’azione, che risale al 23 febbraio scorso, potrebbe essere anche una risposta all’Iran da parte anglo-americana, per la decisione del Brasile di ospitare nei propri porti la flottiglia militare iraniana. Tanto più che è l’unico paese non membro dell’Indian Ocean Naval Symposium ad aver partecipato all’inaugurazione nella città persiana sud-orientale di Chabahar, il 19 ottobre, del Centro di cooperazione internazionale per la sicurezza marittima. Per adesso la risposta angloamericana è giunta sulle spalle iraniane, ma è probabile che a breve anche il Brasile riceverà una risposta per aver osato tanto.
EQ
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