Giuseppe Russo
Avanti.it
Nel marzo 2021, nell’ambito della cinquantasettesima edizione della “Munich Security Conference”, incontro annuale sulle politiche internazionali di sicurezza fra ministri, militari e “filantropi” vari ed assortiti, si tenne una “esercitazione” in cui veniva simulato un nuovo scenario pandemico globale. Il virus elaborato a fini “didattici” era quello del vaiolo delle scimmie, di cui emergeva un ceppo particolarmente aggressivo in “Brinia”, nazione immaginaria scelta come teatro di questa sciagura ipotetica. Dopo 18 mesi, il letale virus scimmiesco raggiungeva ogni angolo del globo, lasciando a terra qualcosa come 270 milioni di morti.
Rimbalza in queste ore sulle gazzette la notizia del ricovero del trentaduenne aretino che sarebbe il primo italiano ad essersi contagiato con il vaiolo delle scimmie. L’uomo, rientrato in patria dalle Canarie lo scorso 15 maggio, presenterebbe sintomi compatibili con la malattia e sarebbe per questo stato dirottato dal suo medico curante al reparto malattie infettive del nosocomio della città toscana. I suoi contatti saranno sottoposti a “regime di sorveglianza” per 21 giorni, misura già adottata da altri paesi europei. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, sarebbero già 92 i casi acclarati in 12 paesi al di fuori dell’Africa, dove la malattia è endemica; fra questi, USA, Canada, Australia e 9 stati europei (Italia, Germania, Regno Unito, Francia, Spagna, Portogallo, Olanda, Belgio, Svezia) : la crème dell’Occidente. Riecheggiando allarmi appartenenti ad altre ere antropologiche, la stessa OMS ha pure precisato nei giorni scorsi che, essendo il virus sessualmente trasmissibile, i più a rischio sono i maschi praticanti rapporti omoerotici.
A Monaco di Baviera, i “docenti” che avevano gestito la “simulazione” pandemica a beneficio di un consesso di uomini di Stato appartenevano alla “Nuclear Threat Initiative”, una sedicente “organizzazione no profit” sulla quale è opportuno spendere due parole. Nata nel 2001 su iniziativa dell’ex senatore democratico Sam Nunn e del magnate della comunicazioni Ted Turner, la NTI ha come obiettivo dichiarato quello di prevenire le catastrofi derivanti da attacchi non solo nucleari, ma anche chimici, batteriologici e informatici. Guidata dal 2017 da Ernest Moniz, ex ministro per l’energia nel governo di Barack Obama, la NTI si è attivata nell’organizzazione di seminari e tavole rotonde in giro per il mondo, contribuendo in maniera decisiva alla nascita del “World Institute for Nuclear Security” nel 2008. Fra le varie iniziative da essa patrocinate, vi è anche la produzione di un documentario, “Last best chance”, “L’ultima migliore occasione”, che illustra i rischi legati ad attacchi nucleari di matrice terroristica.
Se agli incontri della “Munich Security Conference” partecipano anche rappresentanti di paesi del mondo non associabili alla sfera occidentale, diverso è il caso degli aderenti alla “Nuclear Threat Initiative”, i quali, come emerge già dai pochi nomi citati, sono invece interni ad un certo “campo” politico e geopolitico. Ad esercitare la leadership dell’organizzazione, che funge da braccio del “Nuclear Security Project” americano sono infatti stati, oltre a Nunn e Turner e prima di Moniz, esponenti di spicco di amministrazioni statunitensi sia democratiche che repubblicane, fra i quali l’immancabile Henry Kissinger, che risulta anche fra coloro che diedero vita, nel 1963, al primo meeting della “Munich Security Conference”.
Nel recente summit dei ministri della salute del G7, la cui riunione annuale si terrà proprio in Baviera a fine giugno di quest’anno, l’anfitrione, il neoministro socialdemocratico Karl Lauterbach, ha deliziato i suoi omologhi con un’altra istruttiva “simulazione”, quella del vaiolo del leopardo. Così come le proiezioni della NTI a Monaco del 2021 collocavano la diffusione del vaiolo delle scimmie nell’anno successivo, gli esperti al servizio di Lauterbach posticipano i fatti di un anno nel loro “scenario ipotetico”. A differenza di altre pandemie vere ed ipotetiche, coi leopardi sarebbero giovani e giovanissimi ad essere falcidiati. Dopo qualche milionata di morti, si accenderebbe una fiammella di speranza: valenti scienziati scoprirebbero l’ennesimo salvifico “vaccino”. Scontato il lieto fine, scontato anche l’incipit di questa nuova sceneggiatura, visto che le occasioni di assembramento fra uomini e leopardi sono piuttosto limitate. E quindi, dopo il pipistrello di Wuhan con il suo esotico spin off, il pangolino, è il turno del leopardo maliardo,che darebbe inizio alla inarrestabile catena dei contagi mordendo un malcapitato in qualche posto dimenticato da Dio (ma non da Henry Kissinger). Gli sceneggiatori potrebbero essersi ispirati al caso del celeberrimo “leopardo mangiauomini di Rudraprayag”, che uccise 125 persone in una regione dell’India settentrionale agli inizi del secolo scorso. La tradizione narra che il leopardo assassino fosse diventato ghiotto di carne umana dopo averla assaggiata pasteggiando con le salme di vittime dell’epidemia di influenza spagnola (potrebbe infatti contagiarsi col vaiolo divorando la carcassa di un morto “di” covid: modesto suggerimento agli sceneggiatori), ed avesse affinato le sue abilità al punto da riuscire a sfondare le porte a zampate, rompere le serrature e persino entrare nelle case attraverso i tetti. A porre fine alle sue gesta assassine fu l’esploratore e cacciatore britannico Jim Corbett, uno di quei tipici avventurieri che operavano al servizio dell’imperialismo di Sua Maestà.
Non è la prima volta nella storia recente che si verifica una qualche “coincidenza” fra un evento “ipotetico” oggetto di una “simulazione” e la sua effettiva realizzazione (o almeno la sua rappresentazione come tale a livello massmediatico). Mentre le prime avanguardie virologiche in forza alla televisione italiana parlano di un tasso di mortalità del 10% per il vaiolo scimmiesco, si profila un’altra stretta repressiva ed un altro passo avanti nel’edificazione della società del controllo assoluto. Lo schema problema-reazione-soluzione, nonostante l’usura del canovaccio, funziona sempre, e dietro le sceneggiature, dietro o le “Munich Security Conference” e le “Nuclear Threat Initiative”, dietro i leopardi e i pangolini, dietro la stessa dietrologia, ci sono gli stessi circoli che tengono in pugno le sorti del mondo attraverso le loro vibranti articolazioni.
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