In Cina è stato appena clonato un cavallo-campione: armeggiando con le cellule prelevate al destriero tedesco Ursus, gli stregoni del laboratorio Sinogene hanno dato vita a Zhuang Zhuang, messo al mondo per seguire le orme del “padre” nell’ambito degli sport equestri. Il progetto avrebbe infatti il fine di far primeggiare la Cina anche nell’equitazione, uno dei pochi sport in cui il gigante asiatico è “rimasto indietro” rispetto all’Occidente (pare infatti che Ursus fosse un fuoriclasse del salto a ostacoli). Con questa pratica, inoltre, verrebbe abbattuto il costo di questi animali da competizione: oggigiorno, un esemplare adulto nato in modo “naturale” arriva a costare centinaia di migliaia di euro. La clonazione dei cavalli ebbe origine in Italia esattamente venti anni fa, quando venne inopinatamente calata in questa valle di lacrime Prometea, una puledra che si trovò ad essere, in qualche modo, partorita da se stessa: a portare a termine la gravidanza fu infatti la stessa cavalla alla quale erano state prelevate le cellule per l’esperimento. L’artefice di questo miracolo porta il nome di Cesare Galli: allora era un visionario veterinario cremonese impiegato presso il locale consorzio di incremento zootecnico, oggi è addirittura il presidente della International Embryo Technology Society, dopo aver fondato con la moglie la start up Avantea, un “laboratorio di tecnologie avanzate per la riproduzione animale e la ricerca biotecnologica”. Galli poté compiere l’impresa grazie al ministro della salute dell’epoca, Girolamo Sirchia, che aveva revocato il divieto sulle controverse sperimentazioni posto dalla precedente ministra Rosy Bindi. Prometea vide la luce dopo 840 tentativi andati a vuoto: il passo successivo, negli auspici di Galli, sarebbe stato quello di clonare Varenne, considerato il più grande cavallo trottatore di tutti i tempi, ma non se n’è mai fatto nulla a causa dell’ostilità preconcetta del suo proprietario. Da quei tempi pioneristici ne son successe di cose: oggi clonare cavalli (e non solo) è alla portata di (quasi) tutti. Rivolgendosi, per esempio, alla Viagen pets & equine, è possibile “resuscitare” i propri animali domestici defunti: sborsando 50000 dollari per un cane o un gatto e 85000 per un equino, questa che si presenta come “l’unica azienda di clonazione di animali da compagnia negli Stati Uniti” farà arrivare a casa vostra una replica (persino migliorata, si suppone) del vostro trapassato Fuffy. Per avvalersi del servizio, non serve essere necessariamente dei ricconi fanfaroni: basta risparmiare su qualcosa di superfluo. Lo stesso presidente della Viagen, Blake Russell, ha parlato in questi termini della sua esperienza nel momento in cui ha scelto di dare “un’altra possibilità” al suo cane e rinunciare alla macchina nuova: “è stata una decisione fantastica perché la mia macchina non mi ha mai amato come fa il clone del mio cane”. Se poi il replicante dovesse deludere le vostre aspettative, bisognerà farsene una ragione: a caval clonato (e a cane, a gatto…a uomo?) non si guarda in bocca.
GR
Lascia un commento