L’Ucraina è una dittatura, dove la libertà d’espressione è stata abolita ormai da anni, ben prima della discesa in campo di Mosca nella guerra civile iniziata nel 2014, e qualunque voce libera viene silenziata assai spesso con l’omicidio, e, se si è fortunati, la tortura. Trattamento che certamente non sarà riservato ad Andrea Sceresini e Alfredo Bosco, al soldo della Rai e di altri apparati di propaganda, e Salvatore Garzillo, noto sgherro di Ciaopeople e delle consorterie piddine che se ne servono come macchina del fango, che è passato – in una sorta di scatto di carriera per i suoi servigi resi alla fabbrica di menzogne del mainstream – dal passamontagna all’elmetto. Bloccato al confine con la Polonia, Garzillo è stato accusato di collaborare coi russi, e non potrà più documentare ciò che avviene in Ucraina (anche se, ci domandiamo dopo aver visionato i suoi contributi, ha davvero bisogno di stare in loco per dire le stesse bugie che altri suoi colleghi scrivono comodamente da casa?). Con buona pace di Fanpage, la sua testata, che ha sapientemente orchestrato un suo accostamento ai due reporter ‘eccellenti’ assumendo lo stesso avvocato, per poter ricavare qualche visualizzazione in più dalla faccenda. Ci chiediamo se la Meloni accoglierà la domanda di intervento in favore di colui che “sotto copertura” ha realizzato un servizio spazzatura, completamente smentito dalla procura, teso ad accusare di corruzione proprio esponenti del suo partito.
Sceresini e Bosco sono invece reporter d’esperienza, a contatto col conflitto dal 2014, e divenuti propagandisti sfacciati soltanto dopo l’inizio dell’Operazione speciale – si sa, Franza o Spagna… – hanno realizzato numerosi servizi nel corso degli anni per conto delle principali emittenti italiane, coprendo soprattutto l’area del Donbas nel corso degli otto anni di stragi etniche compiute dalle forze armate Ucraine contro le popolazioni russofone della regione. Proprio questo è stato il motivo, secondo la Rai che ha riportato la notizia, della vicenda spiacevole e pericolosa che li vede tuttora protagonisti: i due sarebbero entrati in Donbas otto anni fa nei territori autonomi senza il permesso delle autorità ucraine. Mamma Rai non si smentisce mai, riuscendo con una coerenza davvero inquietante a giustificare gli ucraini anche quando la repressione dello spietato regime neonazista di Zelens’kyj colpisce i suoi stessi collaboratori. Ma cos’è successo ai due? Bloccati mentre coprivano l’area di Bakhmut per conto di Rai 3, privati dell’accredito stampa e costretti – stando a quanto riportato dallo stesso Sceresini sui social e dalla loro legale Alessandra Barberini in una lettera inviata all’associazione Articolo 21 – a sostare a tempo indeterminato a Kramatorsk senza poter uscire dall’albergo e sotto le bombe russe in attesa di un interrogatorio fissato nella città dalle SBU (servizi di sicurezza interni ucraini) e mai avvenuto, si sono recati in seguito a Kiev su consiglio dell’ambasciata italiana. Privati della libertà di movimento ed esposti alla violenza gratuita delle SBU – che hanno dimostrato più volte, come nei casi di Pavel Sheremet e Gonzalo Lira per citarne soltanto due, di non avere alcun problema ad ammazzare giornalisti stranieri – in quanto l’accusa di collaborazionismo coi russi in Ucraina è quella più pesante, Sceresini e Bosco si trovano oggi in un pericolo concreto e serio.
Le autorità ucraine non hanno finora fornito alcuna spiegazione ufficiale dettagliata, limitandosi a quella generica di collaborazionismo. E qui vien meno la comprensione: com’è possibile un comportamento del genere verso delle voci che di certo non si sono mai spese, almeno dall’inizio dell’intervento russo, in favore delle vittime civili in Donbas e a Kherson, o del popolo ucraino mandato al macello dal governo Zelens’kyj manovrato dai burattinai americani, governo che si sta configurando sempre di più come la nemesi della democrazia, aizzando conflitti interetnici, religiosi fomentando l’incendio della chiesa ortodossa vicina alla Russia, che ha consegnato un paese in mano a un pugno di oligarchi sionisti e il suo popolo all’artiglieria di Putin? si tratta di masochismo, o di un avvertimento all’attuale governo italiano, troppo clemente nei confronti di Berlusconi e le sue sensatissime affermazioni contro il premier ucraino? Tanto più che sono almeno altri sette, stando a stime non confermate, i giornalisti italiani cui è stato tolto l’accredito stampa dall’esercito ucraino. Almeno, adesso giornaletti e canaletti di regime non avranno più scusanti per poter negare che a Kiev la libertà di stampa non esiste.
MDM
Arteseo dice
Sicuramente va detto che il regime di Kiev ormai fatica non poco a trattenere e controllare l’aflusso di notizie provenienti dai campi di battaglia, che per quanto si può capire non sono certo a favore di Zelenskyy. Le notizie che servono fondamentalmente a Kiev sono quelle false e tendenziosamente costruite. Che la parte Ukraina sta subendo sconfitte su tutto la linea del fronte, lo si può dedurre dal costate e incensante latrare e ululare dei varie veline. Ma questo non cambia nulla, per l’occidente non ci sarà mai una vittoria netta russa. Gli obbiettivi sono già stati raggiunti e superati le due Coree serviranno a coprire la realtà. Zelenskyy anche da morto potrà continuare a creare contenuti e l’Europa continuare il lavoro sporco per conto dei padroni. A cosa servono i giornalisti in questo teatrino? Il giornalismo è morto è defunto. Come hai detto tu fate il vostro collage comodamente seduti sul divano di casa, per quello che vale il vostro contributo di bugie e miseria umana