Sebbene in ritardo rispetto agli altri paesi europei, oggi anche i sindacati italiani si sono decisi a scioperare per un adeguamento salariale al costo della vita, aumentato soprattutto a causa della speculazione energetica seguita alla guerra d’Ucraina. Il no alla guerra è stato infatti il leitmotiv di tutte le piazze, da Napoli a Palermo, Catania, Roma, Firenze e Genova, e infatti, se ci fosse più consapevolezza nelle classi lavoratrici, edonizzate dal benavere e balcanizzate dal precariato, potrebbe nascere un movimento di lavoratori contro la guerra d’Ucraina. Nelle principali città lo sciopero generale è stato accompagnato da manifestazioni e cortei: a Napoli i disoccupati organizzati e i SI COBAS hanno occupato temporaneamente la sede dell’Ispettorato territoriale per il lavoro, assicurando che faranno una guerra senza quartiere per difendere il Reddito di cittadinanza: a Roma in Via Sicilia il Movimento per il diritto all’abitare insieme all’AISA-USB e agli studenti hanno occupato uno stabile dentro il quale si sono insediate 49 famiglie senza casa, subito sgomberate dai blindati della celere. Insomma, un movimento diviso e debole: nulla a che vedere con le piazze francesi.
MDM
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