Per la quarta volta in meno di una settimana, la Siria è stata colpita da un attacco aereo israeliano. Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa SANA, nell’ultimo attacco, che è stato lanciato il giorno dopo che un drone proveniente dalla Siria è stato intercettato nello spazio aereo israeliano, sono rimasti uccisi anche due civili. Sembra che il drone sia stato lanciato in risposta agli attacchi intensificatisi la scorsa settimana durante la quale nuovi attacchi israeliani avevano colpito alcune zone vicine alla capitale Damasco e alla provincia centrale di Homs ferendo in tutto sette militari. Gli attacchi aerei israeliani in Siria hanno come scopo la distruzione di quelle che Israele considera basi controllate dall’Iran o di convogli che trasportino armi dirette a gruppi terroristici: in un attacco verificatosi venerdì sarebbero stati uccisi infatti due consiglieri iraniani. Secondo alcuni rapporti la serie di attacchi di questa settimana potrebbe essere avvenuta in risposta al sospetto attentato terroristico di Megiddo, nel nord di Israele, che per Tel Aviv sarebbe riconducibile ad Hezbollah.
L’esercito israeliano, come norma generale, si astiene dal commentare gli attacchi condotti in Siria, ma Netanyahu ha dichiarato ieri: “Negli ultimi giorni stiamo agendo al di fuori dei nostri confini contro i regimi che sostengono il terrorismo e pianificano la nostra distruzione”. E il ministro della difesa israeliano Gallant ha affermato: “Non permetteremo all’Iran e ad Hezbollah di farci del male. Non lo abbiamo permesso in passato, non lo permetteremo adesso né in futuro.”, aggiungendo che: “Quando necessario li spingeremo fuori dalla Siria verso il luogo a cui appartengono. E questo è l’Iran”. Con il crescere degli scontri con i vicini siriani, Gallant, che avrebbe dovuto essere licenziato da Netanyahu la scorsa settimana per la sua opposizone alla riforma Levin, ha visto il proprio ruolo confermato, almeno per il momento. All’annuncio del licenziamento si erano infatti sollevate molte proteste anche da parte dei riservisti e soprattutto vi è stato il rimprovero da parte di Biden che ha costretto il primo ministro a rinviare la decisione sul ministero della difesa. Gallant rimane così in sospeso dal momento che la minaccia del suo licenziamento incombe ancora.
Francesca Luchini
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