Angelo Serafini
Avanti.it
Il ministro della Sicurezza Nazionale israeliano, Ben Gvir, è salito oggi al Monte del Tempio nella città vecchia di Gerusalemme, mettendo in atto una gravissima provocazione nei confronti dei palestinesi che potrebbe degenerare in una Terza Intifada – che, sebbene non dichiarata, sembra già essere in atto dall’anno scorso, a causa del volume e dell’intensità degli scontri.
Infatti, nel settembre del 2000 era esplosa la Seconda Intifada, rivolta palestinese iniziata a Gerusalemme e poi estesa a tutta la Palestina, che scaturì proprio in seguito alla visita provocatoria di Ariel Sharon, che allora era capo del Likud (il partito nazionalista, liberale e di destra guidato oggi da Netanyahu, che governa Israele da molti anni), proprio al Monte del Tempio, luogo sacro sia ai musulmani sia agli ebrei, situato nella città vecchia e dove è presente il complesso della moschea di al-Aqsa e la Cupola nella Roccia. Complesso anche chiamato Spianata delle Moschee. La Seconda Intifada fu una successione di scontri violenti che portarono alla morte di oltre 6500 persone, di cui 5500 palestinesi.
Si vociferava da diversi giorni della possibilità che Ben Gvir potesse effettuare tale visita, tuttavia ieri il giornale Ynet News aveva affermato che il ministro non si sarebbe più recato al Monte del Tempio, invece dopo diverse riunioni con Netanyahu la visita è stata effettuata proprio questa mattina.
“Il governo israeliano di cui faccio parte non si arrenderà ad una organizzazione terroristica. Il Monte del Tempio è aperto a tutti e se Hamas pensa che minacciandomi mi scoraggerà, noi gli facciamo capire che i tempi sono cambiati, che ora c’è un governo a Gerusalemme!!” ha dichiarato il ministro durante la visita.
Aspre critiche si stanno sollevando a livello nazionale e internazionale. Il leader dell’opposizione israeliana ed ex primo ministro, Yair Lapid – che pure quest’estate, quando era primo ministro ad interim, non ci è andato leggero coi palestinesi – definisce “incendiaria” la visita. Il ministro degli esteri palestinese ha dichiarato che si tratta di una minaccia senza precedenti, mentre il portavoce della presidenza palestinese Nabil Abu Rudeineh, sostiene che Israele dovrà assumersi le responsabilità dei risultati della sua politica “razzista nei confronti dei palestinesi”. Il ministro degli esteri giordano ha affermato che si tratta di una violazione dello status quo dei luoghi sacri di Gerusalemme e di una vera e propria aggressione che porterà ad un’escalation e ha invitato la comunità internazionale a fermarla. Dichiarazioni simili sono state rilasciate nelle ultime ore da Arabia Saudita, Egitto ed Emirati Arabi Uniti. Persino gli ambasciatori statunitense e francese hanno appena dichiarato che i rispettivi governi si oppongono a qualsiasi misura che possa danneggiare lo status quo dei luoghi sacri di Gerusalemme, e qualsiasi gesto che possa metterlo in discussione e portare ad un’escalation deve essere evitato.
In mattinata, subito dopo la visita, si è svolto il Consiglio di Sicurezza durante il quale Netanyahu ha affermato: “Il precedente governo non era unito attorno ad un obiettivo nazionale, e si opponeva a questa azione. Il nostro governo invece agirà diversamente. Andremo fino in fondo e intanto approfondiremo gli accordi di pace che abbiamo già con sei paesi arabi, mentre agiremo fortemente contro il ritorno dell’accordo nucleare iraniano”.
Intanto proseguono le operazioni delle ISF (Forze di Sicurezza Israeliane) che nel tentativo di arrestare membri di Hamas stanno causando numerose vittime innocenti negli ultimi mesi. Stanotte infatti tredici palestinesi sono stati arrestati in diverse zone della Cisgiordania, a Betlemme è morto un quindicenne palestinese a seguito degli scontri con le truppe israeliane, mentre un soldato israeliano è rimasto ferito a Jenin.
Insomma, la situazione è sempre più tesa e il rischio di una Terza Intifada che possa causare altre migliaia di morti è reale, si può solo sperare che le pressioni della comunità internazionale riescano a impedire l’escalation, tuttavia sono decenni che ormai si assiste ad un doppio standard soprattutto da parte dell’Occidente nei confronti del paese mediorientale, mentre nazioni non allineate come la Russia e l’Iran vengono aspramente criticate e sanzionate.
Un’ipocrisia che va avanti da decenni ed è sotto gli occhi di tutti.
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