La storiella dei panini al grillo di Milano segna un altro passo avanti nella costruzione della Società dello Spettacolo Assoluto, quella in cui non conta la realtà ma solo la sua rappresentazione, e dallo stato liquido si passa a quello gassoso. È successo che, dopo il via libera alla commercializzazione della “farina parzialmente sgrassata di Acheta domesticus” da parte della Commissione europea, i quotidiani del gruppo GEDI hanno lanciato una campagna promozionale del nuovo prodotto, un’operazione-simpatia pianificata a tavolino da qualche arguto sceneggiatore allo scopo di creare un hype intorno ai grilli mangerecci, ovvero montare il fenomeno fino a renderlo una “nuova tendenza” della quale desiderare l’esperienza per assaggiare un altro pezzo di quella modernità che dà senso alla vita. Esaurito il discorso sul piano “scientifico” (“i grilli contengono vitamine su vitamine e hanno più proteine di tutti i manzi e i maiali messi insieme”) e su quello pedagogico che da esso deriva (“non abbiate timore dei grilli…è roba da complottisti”) si è resa necessaria l’apertura del fronte pubblicitario; non è sufficiente che i grilli vengano tollerati, accettati, mangiucchiati: devono essere ricercati, desiderati, amati. Il “caso” ha voluto che una catena lombarda di paninoteche che dispone di sette locali fra Milano, la Brianza e la provincia di Como avesse messo a punto il “Grillo Cheeseburger”, un panino “a base di farina di grillo”.sulla cui promozione si sono concentrati i professionisti dell’informazione. Questa che la Repubblica presenta come “la prima pietanza a base di farina di grillo” consiste in un panino di colore verde per via dell’alga spirulina e in un “burger” che contiene fagioli cannellini, patate dolci e olio di semi di girasole: appena l’1,6% di esso è composto da grilli polverizzati. Pare infatti che la farina del futuro, che i paninari si procurano attraverso una “azienda di food-tech specializzata in prodotti innovativi” che la importa dalla Finlandia, costi fino a settanta euro al chilo. I grilli che finiscono macinati nei panini, ad ogni modo, “non sono i grillini presi nei campi” (non sia mai!), ma “crescono in allevamenti super controllati, acqua e terreni puliti”. Il 16 febbraio, finalmente, c’è stato il G-Day, ovvero il giorno in cui nei sette punti vendita della catena sono stati preparati in tutto cento “Grillo Cheeseburger”, e il cronista gastronomico della Repubblica si è recato nel locale milanese per “assaggiare in anteprima” il panino del futuro. Ecco il suo responso: “c’è questa nota in effetti un po’ nocciolata, con una prevalenza comunque della patata e del fagiolo”. Insomma, di tutto sa tranne che di grillo. Eppure, secondo i colleghi della Stampa, che hanno raccolto il testimone dai repubblichini, si sarebbero prodotte file di avventori per provare il futuristico manicaretto e postare le foto su instagram: tutto per trangugiare un grammo di grilli o poco più. Il “Grillo Cheeseburger” costa tredici euro, ma dovrebbe essere venduto a venti: i paninari hanno fissato prezzi “popolari” per permettere alla gente di provarlo e vedere l’effetto che fa. Il successo dei loro panini è legato al fatto che sono molto “instagrammabili”: già dilagavano sull’immaginifico social network foto dell’ “Uniporco” (senza porco, ma con “pane rosa glitterato e maionese azzurra alla spirulina”), del “Cono del Macellaio” (“con tartare di Black Angus e fiori eduli” al posto del gelato) e del “Terùn”, che è stato poi rimosso dal menù dopo le accuse di “razzismo” piovute addosso ai titolari sempre e solo via social. Sulla falsariga dei milanesi, un pizzaiolo bolognese ha lanciato, con la grancassa di Open e della solita Repubblica, la pizza al grillo: con 1,90 euro in più rispetto ai prezzi di listino si avrà diritto al 3,5% di grilli. Manco a dirlo, la sera in cui s’è inaugurato il futuro ha fatto il tutto esaurito. In fila per i grilli: sarà questa la “moda dell’estate”.
GR
Aureliano71 dice
Non c’è speranza per i sani di mente
luca dice
Al grullo piace il grillo. Poi un bicchiere di acqua di fogna, come raccomandato daBill Gates.