Dal primo gennaio con l’ingresso nella moneta unica europea la Croazia sta registrando un’impennata choc dei prezzi di alcuni beni e servizi, che va dal 5% al 20%. Rincari che hanno costretto il premier Andrej Plenkovic a convocare una riunione di emergenza con i ministri competenti, con i vertici della dogana e della finanza, per trovare una soluzione. Il primo ministro vorrebbe riportare i prezzi alla data del 31 dicembre del 2022, ultimo giorno di circolazione della vecchia moneta croata, la kuna.
Plenkovic ha incolpato una parte degli imprenditori e degli esercenti accusandoli di aver tratto vantaggio dalla transizione da kune a euro per aumentare ingiustificatamente i prezzi, e ha affermato che il governo possiede gli strumenti per fermare questo aumento. Tra le misure possibili che potrebbe applicare potrebbe esserci l’annullamento di alcuni sussidi oppure nuovi aumenti fiscali. “Non permetteremo che il raggiungimento di un obiettivo strategico da parte del governo e dello Stato venga messo a repentaglio da alcuni irresponsabili!”. Il ministro dell’Economia Davor Filipovic ha convocato i rappresentanti delle maggiori catene alimentari e le associazioni dei commercianti, che tuttavia negano le accuse nei loro confronti e addebitano l’aumento dei prezzi a produttori e fornitori. “I prezzi sono stati arrotondati come stabilito dal governo” ha dichiarato un rappresentante dei commercianti. Intanto va compreso che il paese era già alle prese con un’inflazione al 13%, infatti è comunque in atto una crisi a livello europeo e mondiale con un aumento dei prezzi generale. Dunque, non è chiaro quali possano essere esattamente le reali motivazioni.
Ciò che accade in Croazia non può che non ricordare ciò che avvenne in Italia nel 2002, dopo l’introduzione dell’euro. Non sappiamo però se anche a Zagabria a finire sotto accusa sarà il cambio kuna-euro, come avvenne allora in Italia con il cambio lira-euro che alcuni economisti hanno considerato sfavorevole, oppure se la colpa verrà data alla speculazione. Resta solo da constatare che l’ingresso nell’euro non ha fatto una bella figura e che le misure proposte dal primo ministro come soluzione sembrano più che altro misure di austerità, piuttosto che una reale soluzione.
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