L’idea non è nuova risalendo, in Italia, almeno al 1937 quando per promuovere l’uscita del film Scipione l’Africano fu fatta spargere la voce che, in una scena nel film, per sbaglio, una delle comparse vestita da centurione indossava un orologio da polso. Un falso colossale, ma che servì ad alimentare polemiche sui giornali e, quindi, fare accorrere nei cinema innumerevoli spettatori.
Stessa operazione di marketing oggi da parte della casa editrice britannica Puffin Book che prima passa al giornale The Telegraph la ‘notizia’ di un prospettato rimaneggiamento in chiave politically correct dei libri di Roald Dahl (uno scrittore per ragazzi del quale detiene i diritti) poi, davanti al previsto dilagare delle proteste, annuncia che i libri di Roald Dahl saranno pubblicati in due edizioni: una con e l’altra senza rimaneggiamenti. Una manovra per rilanciare le vendite di un autore che registravano un calo: più o meno, come fu fatto per la Coca Cola nel 1985.
Va da sé che questa storia dei libri di Roald Dahl ha già dato la stura ad un tediosissimo dibattito tra influencer o aspiranti tali sul valore o meno di una cancel culture che già censura Paperone e che, un giorno o l’altro, pretenderà di spurgare dalla Bibbia i testi più efferati. Dibattito dal quale ci tiriamo fuori concludendo con una domanda: chissà cosa penserebbe Roald Dahl (è morto nel 1990) di questa ‘ripulitura’ dei suoi libri. “Non sapremo mai cosa avrebbe pensato. Sappiamo però che anni fa, quando i suoi libri vennero accusati di antisemitismo, la sua collaboratrice Amalia Foster dichiarò: ‘Dahl era un tipo particolare. Avrebbe odiato tutto ciò che oggi è politicamente corretto’”.
Quindi, era “antisemita” il più popolare (250 milioni di copie vendute) autore per ragazzi? Questa notizia non avrà futuro. Cancel culture!
FS
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