Su quelli di Ultima Generazione è definitivamente cambiata la narrazione. Fatto il lavoro sporco di sfondamento, ora i “ribelli del clima”, frangia radicale del movimento “gretista”, vengono messi alla gogna. C’era già stata qualche avvisaglia, ma la svolta che segna il cambio di passo è maturata a Firenze, dove il grande teatro dell’assurdo che ci sovrasta ha prodotto un’altra pièce. Il sindaco Dario Nardella, già figlioccio di Renzi (e ce ne vuole…), è stato protagonista di una serie di gag a beneficio di telecamere: mentre si trovava, per uno scherzo del destino, in Piazza della Signoria per girare un video promozionale (ha parlato per cinque secondi e poi è partita la prima gag) , due attivisti del noto movimento hanno preso a imbrattare con della vernice arancione un muro di Palazzo Vecchio, per un’altra irripetibile combinazione proprio quello alle spalle del sindaco; a quel punto, pur essendo girato, Nardella si è accorto di quel che “i barbari” (così li ha poi definiti) stavano facendo all’edificio storico e si è messo a correre verso di loro; dopo uno stacco, le telecamere mostrano un Nardella risoluto che placca, spintona e prende a male parole l’attivista imbrattatore, il quale prova a recitare il suo proclama venendo zittito e deriso da un paio di ragazzotti che, fiutata l’aria, si danno al linciaggio inveendo contro il malcapitato pure quando i vigili lo portano via di peso. Quando le telecamere, per forza di cose, si concentrano sulla ridicolizzazione del malcapitato, Nardella si trova marginalizzato: si accovaccia meditabondo fissando il muro vandalizzato e quando capisce che nessuno lo sta guardando si gira di scatto e inizia a camminare mettendosi le mani fra i capelli, sinceramente affranto. Allora, dopo un altro stacchetto, sulla scena compare un ponteggio, anzi un ponteggino, sul quale lesto monta Nardella, che si mette a fare tutto lui (almeno, chiaramente, per il tempo delle riprese), brandendo prima l’idrante e poi la spazzola, il ciuffo scompigliato, il fare deciso, la camicia fuori dai pantaloni. Glissando sul fatto che Nardella non indossi alcun dispositivo di protezione mentre armeggia sul ponteggio, la legge alla quale egli sicuramente tiene tantissimo prevede che sui palazzi storici possano mettere le mani solo restauratori professionisti. Ebbene, per un’altra coincidenza che ha dello straordinario, si trovava lì “un’equipe di restauratori” che, stando a quanto ha dichiarato poi lo stesso sindaco ad altre telecamere, hanno definito “decisivo” il suo intervento tempestivo per salvare Palazzo Vecchio. Insomma, s’è un po’ violata la legge, ma a fin di bene. Il bene di Nardella sicuramente: nelle ore successive ai fatti è stato promosso a nuovo eroino dei social, protagonista di mille simpatici meme. Sull’altra faccia della luna, però, in tanti hanno liquidato la cosa come una sgangherata messa in scena, così tanti che il sindaco, nelle interviste “serie” che hanno fatto seguito ai meme “divertenti”, ha dovuto rispondere a queste illazioni minacciando gli scettici di una bella denuncia per diffamazione, attività nella quale è maestro il suo maestro Renzi. Alla fine, mentre Nardella si gode la sua popolarità planetaria dopo essere stato, appena qualche settimana fa, fra i perdenti delle primarie piddine, ribadendo che lui è il più ambientalista di tutti, che sta per organizzare “un grande appuntamento nazionale con sindaci e movimenti ambientalisti” e che Firenze punta a raggiungere la “neutralità carbonica” nel 2040, dieci anni prima del limite stabilito dall’UE, i suoi “antagonisti” di Ultima Generazione si ritrovano compiutamente segregati nella parte sbagliata della Storia. L’Agenda è quella e s’è capito, ma questi fanatici hanno esaurito la loro funzione, ed ora la svolta narrativa prevede che vengano un po’ messi alla berlina e un po’ messi sott’odio. Cambiato il vento, i ribelli climatici andranno mestamente estinguendosi, mentre i sindaci puliziotti potranno dare vita a un nuovo fecondo genere narrativo.
GR
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