Il 17 aprile le autorità tunisine hanno arrestato Rached Ghannouchi, uno dei principali oppositori del presidente Kais Saied, 81 anni, che guida il governo del paese da due anni, dopo aver sciolti il parlamento nel luglio 2021. Il suo movimento politico, Ennahdha, in un comunicato ha denunciato “questo gravissimo atto” e ha chiesto il “rilascio immediato”. Il vicepresidente del movimento Lounissi ha affermato che Ghannouchi è stato portato in una caserma della polizia per essere interrogato. All’interrogatorio è stata negata la presenza dei suoi avvocati. L’arresto strumentale arriva dopo dichiarazioni in cui sosteneva che la Tunisia sarebbe minacciata da una “guerra civile” a causa di misure governative che cercano di eliminare le organizzazioni politiche di impronta islamica.
Non si tratta di un caso isolato. Dall’inizio di febbraio, le autorità hanno incarcerato più di venti oppositori e personalità tra cui ex ministri, uomini d’affari e il proprietario dell’emittente radiofonica più ascoltata del paese, Mosaïque FM. Questi arresti, denunciati da ong locali e internazionali, hanno riguardato personalità legate al Fronte di Salvezza Nazionale, la principale coalizione di opposizione di cui Ennahdha fa parte, e che il presidente Saïed ha definito “terroristi”.
La stretta repressiva e questi arresti nascono dalla necessità da parte di Saied di tener buone le opposizioni in una fase in cui è finito l’idillio con i suoi alleati del Fondo Monetario Internazionale e dell’Unione Europea che ne avevano foraggiato il colpo di stato e appoggiato quelle misure politiche “anti-migratorie” che avevano reso la Tunisia succursale dei lager libici e valvola di sfogo della pentola a pressione del mercato di schiavi in Libia.
È di pochi giorni fa la minaccia inviata dal presidente tunisino di aprire rapporti commerciali con i BRICS, perché deluso dal comportamento dei partner UE e delle condizioni (tagli alla spesa pubblica, ai servizi e alle sovvenzioni sociali) proposte dal FMI per l’erogazione di un prestito da 1,9 miliardi di dollari. In sostanza i padroni del mondo chiedono il conto a Faied per l’appoggio ricevuto sovvertendo l’ordine sociale dell’intero paese. Giorgia Meloni ringrazia e usa il caso per piangere in Europa su un’emergenza che le sue politiche continuano a foraggiare.
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