Mercoledì scorso, il presidente iraniano Ebrahim Raisi si è recato in visita in Siria, a Damasco, per uno storico incontro diplomatico tra i due paesi. Mentre il presidente siriano Assad ha ufficialmente visitato l’Iran e la sua capitale Teheran per ben due volte da quando è scoppiata la guerra civile nel suo paese (l’ultima volta nel maggio 2022), l’ultimo presidente iraniano a visitare Damasco è stato Mahmoud Ahmadinejad nel settembre 2010.
Durante l’incontro Raisi si è congratulato con Assad per aver superato le sanzioni e aver ottenuto la “vittoria” nella guerra civile del paese durata 12 anni. Guerra in cui Teheran è stato un importante alleato. Ha fornito sostegno economico, politico e militare alla Siria. In particolare ha sostenuto l’invio di decine di consiglieri militari e migliaia di combattenti da tutto il Medio Oriente per combattere dalla parte di Assad. L’aiuto di Russia e Iran, negli ultimi anni, è stato determinante perché le forze governative siriane riprendessero il controllo di gran parte del paese.
Gli obiettivi annunciati dell’ultimo viaggio, quindi, intendo rilanciare la cooperazione sul piano economico, in particolare rispetto alla ricostruzione della Siria. Uno dei caposaldi di questi accordi è il filone “energia ed elettricità”, per cui è stato anche sottoscritto un memorandum d’intesa che comprende ampi investimenti iraniani in Siria per quel settore.
L’incontro testimonia un importante sviluppo delle relazioni diplomatiche in Medioriente, in particolare rispetto all’isolamento di Israele e degli Stati Uniti. La visita di due giorni, infatti, arriva poche settimane dopo il fondamentale accordo dell’Iran, mediato dalla Cina, per ripristinare i legami con il rivale regionale dell’Arabia Saudita.
Contro questi sviluppi dei rapporti diplomatici tra Iran, Siria e altri paesi del mondo arabo con la Repubblica popolare cinese e la Federazione russa, prosegue la guerra sporca degli Stati Uniti e di Israele. Una guerra fatta di atti militari terroristici, destabilizzazioni interne con rivolte eterodirette che vengono foraggiate fino ad esclamare l’avvento di nuove rivoluzioni colorate e che, in questa fase, vedono in particolare Turchia e Israele all’attacco della Mezzaluna.
Una guerra sporca simile a quella che gli imperialisti Usa conducono in altre aree del mondo (non solo in Ucraina contro la Federazione russa, ma anche nell’America latina contro Venezuela o Cuba) per sedare quanto sotto il loro dominio si sgretola e coalizza contro l’ordine mondiale messo in piedi dal dopoguerra in avanti. A tal proposito è di pochi giorni fa la conferma da parte del governo iraniano del sequestro di una petroliera battente bandiera delle Isole Marshall nel Golfo di Oman (sono ben due i sequestri di petroliere fatti Usa in sei giorni). E non è un caso poche settimane fa, proprio l’Iran abbia stipulato un accordo con il Brasile di Lula, in barba alle indicazioni e alle minacce statunitensi, che consente l’attracco di navi militari iraniane in territorio brasiliano. Gli imperialisti sono tigri è vero, ma tigri di carta.
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