Giorgia Audiello
Avanti.it
Dopo il confronto tra il ministero della salute e le regioni, lo scorso marzo è stato approvato il nuovo Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale (PNPV) 2023-2025 con l’obiettivo di raggiungere la massima capacità di copertura vaccinale della popolazione, mettendo a punto specifiche strategie, tra cui il calendario e l’anagrafe nazionale vaccinale, il rafforzamento della comunicazione in questo ambito, la promozione della “cultura della vaccinazione” a beneficio del personale sanitario e l’istituzione di percorsi formativi in “vaccinologia”. In questo contesto non è ammessa la discussione scientifica sull’efficacia o la sicurezza delle vaccinazioni, in quanto l’obiettivo è promuovere efficaci campagne d’informazione, comunicazione ed educazione finalizzate a inculcare l’importanza delle vaccinazioni a livello individuale e collettivo. A tal fine, si legge nel documento del ministero, «non si può non stigmatizzare il diffondersi di informazioni false e pregiudizi, come ad esempio l’esistenza di una presunta correlazione tra vaccinazioni e l’insorgenza di alcune patologie, ipotesi ampiamente smentite da innumerevoli studi scientifici». La vaccinazione, dunque, è già diventata il nuovo totem del culto tecno-scientifico, e per questo segue una logica dogmatica e pertanto indiscutibile. Il PNPV rientra in un programma più ampio promosso dall’OMS, ossa l’Agenda sull’immunizzazione 2030 (Immunization Agenda 2030 – IA2030), il cui scopo è «Assicurare che la vaccinazione sia apprezzata e richiesta attivamente dalla popolazione e che le autorità sanitarie si impegnino a rendere le vaccinazioni accessibili per il raggiungimento del più alto standard di salute come diritto fondamentale». Tra le altre cose, l’IA2030 si concentra sulla promozione della vaccinazione durante tutto il corso della vita, sullo sviluppo di nuovi vaccini, ma anche sul miglioramento delle performances dei programmi vaccinali, della sorveglianza e della qualità, attraverso un’integrazione dei dati sanitari e non sanitari.
Tra le novità del Piano 2023, c’è la revisione della periodicità e delle procedure di aggiornamento del calendario nazionale vaccinale che si presenta come «documento distinto e, pertanto, facilmente aggiornabile in base ai futuri scenari epidemiologici, alle evidenze scientifiche e alle innovazioni in campo biomedico». Il calendario vaccinale, oltre a presentare il programma delle somministrazioni previsto per fasce d’età, contiene le vaccinazioni raccomandate a particolari categorie a rischio. Al fine di mantenere una adeguata copertura, che consiste nella vaccinazione del maggior numero possibile di persone, particolare attenzione è riservata alla formazione – o meglio all’indottrinamento – del personale sanitario attraverso una “campagna di comunicazione” che sa tanto di martellante operazione propagandistica. Nello stesso piano sono altresì previsti il rafforzamento delle reti sanitarie territoriali e della governance di prevenzione vaccinale, la messa a regime dell’anagrafe vaccinale nazionale e il monitoraggio degli obiettivi del PNPV.
Ognuna di queste strategie deve essere applicata in modo uniforme su tutto il territorio nazionale: per quanto riguarda la comunicazione, si precisa che è necessario «Implementare attività di promozione e comunicazione multicanale delle vaccinazioni e garantire che siano messi in atto meccanismi comunicativi per rispondere ai dubbi della popolazione generale ed alle informazioni inesatte o false circolanti anche attraverso l’utilizzo dei social media e delle nuove tecnologie dei media». Tradotto, significa che, a fronte della narrazione a senso unico sui benefici della vaccinazione, qualunque voce critica sullo stesso argomento verrà censurata e demonizzata secondo i criteri dei regimi totalitari. La popolazione sarà irregimentata ed educata alla “cultura della vaccinazione”, oltreché schedata tramite l’anagrafe nazionale vaccinale (ANV): quest’ultima, secondo quanto si legge nel piano, «raccoglie a livello nazionale le informazioni riportate sui certificati vaccinali presenti nelle anagrafi regionali esistenti». Nello specifico, registrerà con frequenza trimestrale i dati relativi ai soggetti vaccinati, ai soggetti da sottoporre a vaccinazione, alle dosi e i tempi di somministrazione delle vaccinazioni effettuate e ai soggetti per i quali le vaccinazioni possono essere omesse o differite solo in caso di accertato pericolo per la salute. Si tratta, dunque, di un controllo ineludibile sullo stato di vaccinazione di ogni singolo individuo che sarà rafforzato dall’identità digitale – sostenuta dall’Ue tramite il progetto del portafoglio europeo d’identità digitale – grazie alla quale tutti i dati, compresi quelli sanitari, saranno digitalizzati e completamente accessibili da parte delle autorità competenti. In questo modo, l’obbligo vaccinale – ad esempio in caso di futura pandemia – e la relativa certificazione saranno rese ancora più semplici, con l’immediata esclusione di chi non risulta in regola con la somministrazione dei farmaci.
Tuttavia, prima ancora dell’obbligo vaccinale, il piano si propone di semplificare l’accesso della popolazione ai programmi di vaccinazione servendosi di una capillare organizzazione per la somministrazione dei sieri: il modello organizzativo territoriale delle vaccinazioni è un modello a rete che deve perseguire l’efficienza organizzativa e al contempo promuovere anche la capillarità dei punti vaccinali, semplificare l’accesso, garantire l’offerta attiva delle vaccinazioni previste e la valutazione specialistica di casi complessi o con specifiche condizioni di rischio, come si legge nel documento del ministero. Il tutto è volto a «raggiungere e mantenere le coperture vaccinali target».
La “prevenzione vaccinale” è l’ambito sanitario a cui sono dedicati più sforzi e attenzioni da parte del ministero della salute, a fronte del graduale smantellamento del sistema sanitario nazionale a cui sono destinate sempre meno risorse. Il tutto in ossequio al rispetto e alla rigida realizzazione dell’IA2030 dell’OMS che a sua volta è parte degli obiettivi dell’Agenda 2030. Quest’ultima, in nome della sostenibilità e dietro obiettivi meramente di facciata, mira al contenimento e alla riduzione della popolazione mondiale, obiettivo apertamente dichiarato dai massimi esponenti delle istituzioni di potere pubbliche e private, dall’ONU alla Fondazione Rockefeller. In sintesi, la vaccinazione può considerarsi il marchio del nuovo culto tecno-scientifico a cui inchinarsi per l’instaurazione della “nuova era” transumanista e a cui anche il governo italiano ha aderito incondizionatamente.
Orietta dice
Il carattere usato per la scrittura non favorisce una lettura scorrevole, scoraggiando a completare l’ articolo ed a visualizzarne altri.