Giorgia Audiello
Avanti.it
La produzione dei vaccini Moderna è stata ordinata alla casa farmaceutica direttamente dal governo americano e in particolare dal dipartimento della Difesa (Dod): è quanto emerge dal contratto stipulato tra l’azienda e il Dod che aveva come principale finalità quella di accelerare la produzione dei vaccini aggirando l’ostacolo delle sperimentazioni cliniche necessarie per l’approvazione dell’FDA (Food and Drug Administration, l’agenzia del farmaco americana). Ciò è stato reso possibile grazie alla legge di diritto pubblico PL 115-92 che, tra le altre cose, consente al segretario della difesa di richiedere e autorizzare la FDA a intraprendere azioni specifiche per accelerare lo sviluppo di prodotti medici e la revisione delle richieste di indagine, delle domande di approvazione/licenza e delle richieste/notifiche di autorizzazione per prodotti medici che hanno ragionevolmente probabilità di diagnosticare, prevenire, trattare o mitigare un rischio specifico e potenzialmente letale per le forze armate statunitensi. La legge autorizza usi di emergenza per i prodotti medici ritenuti necessari per ridurre i decessi e la gravità delle lesioni causate da agenti chimici, biologici, radiologici o nucleari (CBRN) che possono causare, o sono altrimenti associati a un rischio specifico e di pericolo di vita imminente per i membri delle forze militari statunitensi e per altri scopi. Grazie a questo espediente, il governo americano ha potuto approvare in tempi rapidi e senza le adeguate sperimentazioni le vaccinazioni anti Covid19. Inoltre, grazie a questo tipo di contratto stipulato tra Moderna e il DoD, quest’ultimo ha assunto dall’interno un’enorme potere di influenza sulle politiche dell’intero paese attraverso una crisi potenzialmente indotta, tanto che qualcuno ha addirittura parlato di un «programma per instaurare una dittatura militare» negli USA e nei paesi alleati.
I vaccini di Moderna, secondo quanto ricostruito dall’ex dirigente di ricerca e sviluppo farmaceutica, Sasha Latypova, sono in comproprietà con il governo degli Stati Uniti, poiché la società è stata finanziata per anni dalle borse di ricerca per la difesa e ha anche ricevuto trasferimenti di proprietà intellettuale dal governo degli Stati Uniti, oltre al lavoro di ricerca preclinica e clinica condotto per Moderna dal Centro di ricerca sui vaccini dell’NIH. L’importo totale iniziale del contratto era di 1,5 miliardi di dollari, aumentato poi a circa 8 miliardi di dollari negli emendamenti successivi. Lo scopo del contratto era la «produzione fino a 500 milioni di dosi»: «Il Dipartimento della difesa e della salute e dei servizi umani (HHS) richiede la produzione su larga scala di dosi di vaccino a sostegno della risposta di emergenza nazionale alla malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) per il governo degli Stati Uniti (USG) e la popolazione statunitense». Tuttavia, una delle parti più interessanti del contratto è quella in cui emergono gli obiettivi occulti del dipartimento della Difesa, nascosti nell’espressione «l’intera nazione». Si legge, infatti, che «sotto l’operazione Warp Speed (OWS), il Dipartimento della Difesa e l’HHS (Health and Human Services) stanno conducendo uno sforzo dell’intera nazione per assicurare lo sviluppo di vaccini promettenti, candidati diagnostici e terapeutici e garantire che queste contromisure mediche siano disponibili nelle quantità richieste per ridurre la trasmissione del SARS-CoV2 […]». L’espressione «intera nazione» può essere considerata un’espressione tecnica che si riferisce alla mobilitazione di una nazione in tempo di guerra, ma che nell’era della “guerra ibrida” può riferirsi ad un’usurpazione del potere da parte del ramo esecutivo militarizzato del governo. Rispetto a questa espressione, si trovano diversi riferimenti in documenti relativi ad affari militari come la guerra informatica, nella stampa cinese, singaporiana e australiana. Si tratta di un approccio da parte della componente militare che permette di acquisire tutti i rami del governo e il controllo sull’intera società civile.
Parallelamente alla concentrazione di poteri da parte della sfera militare, vi è l’applicazione della PL 115-92 che – di fatto – ha consentito al Dod di dirigere i regolatori medici della FDA grazie alla stipulazione del contratto multimiliardario con Moderna evitando così le fasi della sperimentazione e aggirando anche le «buone pratiche di fabbricazione» (cGMP), in quanto ci si riferisce ad esse come ad un documento e non una legge, essendo citate nella sezione «documenti applicabili». Nell’emendamento 1, inoltre, il contratto richiede «la produzione cGMP di 100 milioni di dosi, fatte salve eventuali eccezioni stabilite o la discrezione dell’applicazione dell’FDA». Che significa che è la FDA a stabilire se applicare o meno le buone pratiche di fabbricazione. Nel contratto è stata anche aggiunta la cosiddetta clausola del PREP (Public Readiness and Emergency Preparedness) Act che dichiara l’appaltatore (il dipartimento della Difesa) libero da responsabilità e che descrive implicitamente la tecnologia sviluppata da Moderna, ossia il vaccino, come un’arma: «gli elementi e la tecnologia coperti da questo Contratto sono stati sviluppati per entrambi gli usi, civili e militari». Una tecnologia sviluppata ad uso militare è di fatto un’arma, in questo caso biologica.
Nonostante ciò, e nonostante oggi i sieri siano totalmente inutili, in quanto il ceppo originario del virus è estinto e le varianti mutano molto velocemente, la FDA ha autorizzato nuovamente – nell’aprile 2023 – per l’intera popolazione dai sei mesi in su l’uso di vaccini mRNA bivalenti Pfizer-BioNTech e Moderna COVID-19 per semplificare il programma di vaccinazione per la maggior parte delle persone. Verrebbe da pensare, dunque, che gli scopi della vaccinazione siano diversi da quelli dichiarati e che riguardino prevalentemente il loro uso militare, ben documentato dal contratto con Moderna, il cui contenuto è stato opportunamente celato all’opinione pubblica.
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