Il sempre loquace Dmitrij Medvedev, già presidente della federazione russa per tenere in caldo il posto a Putin e oggi vicecapo del Consiglio di sicurezza, ha scritto sul suo social preferito osservazioni politicamente scorrettissime sull’Ucraina, sulle sue origini e sul suo destino. Il paese per il quale tanto si sta sbattendo l’Occidente è destinato a sparire dalle mappe, secondo l’ex capo di stato russo, poiché “nessuno ne ha bisogno”, a cominciare dai suoi stessi cittadini, il cui numero effettivo egli stima in venti milioni dopo la fuga di massa nei paesi UE da un lato e in Russia dall’altro. L’esistenza di quello che Medvedev definisce “un errore creato dal crollo dell’Unione Sovietica” non conviene neanche agli Stati Uniti ed ai loro partner europei, precipitati in uno stato di crisi politica ed economica permanente a causa delle sanzioni antirusse, delle difficoltà di approvvigionamento energetico, del sempre più oneroso sostegno al regime di Zelensky, descritto come un “parassita succhiasangue” che si attacca al collo dell’Unione europea per spillare armi e quattrini che perlopiù finiranno, rispettivamente, nel mercato nero e sui conti esteri della nuova rapace nomenclatura ucraina. La stessa opinione pubblica dei paesi occidentali dà segnali di risveglio dal torpore ipnotico nel quale era sprofondata, nonostante la grancassa della propaganda si faccia sempre più invasiva e rumorosa, e le prime mobilitazioni di piazza mettono in risalto il divario che s’è venuto a creare fra popoli e classi politiche. Ancor meno bisogno dell’Ucraina hanno i paesi di altre aree del mondo, consapevoli che la stessa sorte potrebbe prima o poi toccare a loro, potenziali vittime di un’invasione “umanitaria” o di una rivoluzione colorata. Tutto questo lo sostiene Medvedev con la sua linguaccia lunga, descrivendo l’Ucraina come il “paese 404”, allusione al messaggio di errore in cui ci si imbatte navigando in rete. Quel che l’ex presidente russo non dice è che la “balcanizzazione” del territorio ucraino, ovvero il suo smembramento a beneficio dei paesi limitrofi, è una soluzione di compromesso che tutti i contendenti tengono nel cassetto dall’inizio del conflitto. Tale processo potrebbe condurre all’annessione degli oblast’ di Lugansk e Donetsk da parte della federazione russa, al passaggio sotto bandiera polacca (e quindi nella tanto agognata UE) dei territori occidentali ed all’istituzione di una “piccola Ucraina” intorno a Kiev che sarebbe a tutti gli effetti un nuovo Kosovo, uno stato criminale crocevia di tutti i traffici che si svolgono all’ombra dell’imperialismo a stelle e strisce. Questa soluzione, alla resa dei conti, dovrebbe star bene agli stessi americani, i quali, dopo la “fuga di notizie” rappresentata dalla diffusione dei “segretissimi” documenti del Pentagono, hanno pure la scusa pronta per “rinviare” quella famosa “controffensiva di primavera” che avrebbe dovuto condurre Zelensky a riprendersi trionfalmente le terre perdute. Fra queste c’è anche la Crimea, che fa parte della federazione russa da nove anni ed è completamente “russificata” sotto tutti i punti di vista, la cui riconquista è sempre stata solo una sparata propagandistica, essendo la penisola protesa nel Mar Nero militarmente inespugnabile dopo le imponenti fortificazioni costruite dai russi negli ultimi mesi. Zelensky abbaierà fino alla fine, ma la mano che ne regge il guinzaglio è pronta a firmare trattati. La “soluzione 404” appare la più plausibile per il pantano ucraino, mentre articolazioni dello stesso Deep State americano vengono allo scoperto per scongiurare quella guerra totale che annienterebbe l’Europa e la Cina si erge a protagonista diplomatico mondiale. L’Ucraina, così com’è, non serve a nessuno.
GR
Fabio dice
Ma andate a cagare. Vili corrotti servi servili.
mikepz dice
eeh? servi di chi