Per l’intramontabile serie “sbatti il mostro in prima pagina”, l’ultima puntata è andata in onda nel fine settimana appena trascorso, e le iene del giornalismo d’accatto hanno trovato di che saziare la loro fame. Ad essere sbranato è stato tale Gianluca Paul Seung, autore di un’orrenda aggressione ai danni di una donna che si è conclusa con la sua morte dopo due giorni di agonia. La vittima era una psichiatra dell’ospedale Santa Chiara di Pisa che aveva avuto in cura il suo assassino nel recente passato, disponendone, secondo alcune fonti, il TSO, ovvero il trattamento sanitario obbligatorio in seguito a un episodio in cui Seung aveva dato in escandescenze negli uffici della questura pisana. Il reo, un trentacinquenne italo-cinese già note alle cronache ed ai casellari giudiziari per altre vicende criminose, è stato arrestato nella sua abitazione poche ore dopo il delitto. e per lui si prospetta un processo complicato: essendo un paziente psichiatrico, il suo grado di colpevolezza sarà determinato da diverse perizie che ne attesteranno la capacità di intendere e di volere. Gianluca Paul Seung era già un personaggio pubblico, almeno in quella Versilia dove si era trasferito dopo i natali napoletani, per il suo attivismo antipsichiatrico, in virtù del quale aveva prodotto decine di denunce contro le strutture pubbliche di igiene mentale della provincia di Lucca. Essendo “molto attivo sui social”, come si dice in questi casi, le iene di cui sopra hanno trovato carne per i loro denti andando a rovistare nei profili Facebook di Seung. Tutte le testate hanno riportato pari pari le parole di presentazione che ancora campeggiano sulla principale delle pagine da lui gestite: “Sono uno sciamano, mediatore fra invisibile e visibile; collego le dimensioni”. E questo è stato solo l’antipasto; scorrendo le centinaia di post pubblicati, è stato trovato materiale per definire Seung “delirante complottista” e “fervente no vax”. Per ricostruire la “filiera” dell’informazione, è interessante badare all’ora di pubblicazione delle biografie dell’assassino; a dare il via alle danze è la Repubblica, sulle cui pagine di cronaca locale viene pubblicata una prima breve nota nella tarda mattinata di domenica; a seguire a ruota è il Fatto Quotidiano, che un’ora dopo si limita a sintetizzare il pezzo dei repubblichini senza molta enfasi; nel pomeriggio batte un colpo l’ANSA, che indica ai colleghi la strada da seguire usando una formula a effetto nel titolo (“uno sciamano carico di odio”) e riportando in grassetto nel testo dell’articolo “messaggi complottisti”. Fra quelli che sono andati più avanti nello scorrimento di questi “messaggi complottisti” vi è la cronista della Stampa, che ha risalito la corrente fino al luglio del 2022 per recuperare il post contenente addirittura il movente del delitto, con la psicologa associata dall’omicida a progetti di bancarotta fraudolenta, compravendita di minori attraverso valute virtuali e “altre azioni sataniche mondiali”. Da lì in poi è stato tutto un florilegio di “sconcertanti rivelazioni” sul “mostro no vax”: aveva molestato una tredicenne, il padre cinese se n’era andato in America, lui e la madre vivevano di espedienti, era solito effettuare “blitz” nei centri sanitari minacciando di denunciare i medici e gli operatori. La tesi del lucido omicidio premeditato è sostenuta da tutto il coro dell’informazione professionale, nonostante i trascorsi dell’assassino e l’enfatizzazione della sua indole “delirante”.. Ora, vista la sua condotta in occasione dell’aggressione e dell’arresto, Giovanni Paul Seung tutto sembra fuorché un genio del crimine: ha atteso a lungo la vittima nei pressi del suo studio anche nei giorni precedenti il misfatto, l’ha colpita ripetutamente con una mazza ferrata agendo a volto scoperto davanti a decine di evidenti telecamere, è tornato a casa sua come niente fosse ed ha provato a sfuggire alle manette “barricandosi” in casa per qualche minuto e spruzzando spray al peperoncino sugli agenti sopraggiunti. Eppure, la sua “mostrificazione”, per essere funzionale alle altre narrazioni complementari (quelle che hanno lo scopo di mostrare e mostrificare pedagogicamente i nemici di turno: “complottisti”, “no vax”, gente che pensa i medici siano malintenzionati), deve essere completa, e quindi non gli viene riservata quell’indulgenza che di solito si riserva ai “casi psichiatrici”. E allora tutti a spolpare senza remore la carcassa di un uomo che è talmente solo da non avere neppure uno straccio di parente o conoscente che possa chiudergli il profilo Facebook, che rimane alla morbosa mercé dell’universo mondo. La stessa sorte non colpisce i “mostri” che appartengono ai piani più alti della scala sociale, delle cui oscure vicende private vengono rivelati solo i dettagli già pubblici. A titolo di esempio, basti ricordare il delitto di Luca Varani, il giovane seviziato e ucciso a Roma nel 2016 da due “balordi” diversamente altolocati; del primo di essi, Marco Prato, si seppe tutto: la sua scabrosa vita privata riempì le cronache per mesi e lui e solo lui si prese il titolo di “mostro”; sul secondo, invece, Valter Foffo, è presto calato l’oblio: suo padre ebbe addirittura la possibilità di spiegare le sue ragioni dalla tribuna di Porta a Porta pochi giorni dopo l’incriminazione del figlio. Tutto ciò attesta che Prato, che si è tolto la vita in cella a un anno dai fatti, era un poveraccio nonostante si atteggiasse ad esponente del jet set, mentre Foffo, del quale all’epoca circolò solo una foto sfocata, è uno che appartiene al ristretto novero di quelli che contano davvero, e infatti è stato condannato a trent’anni e fra un po’ inizierà a fruire dei benefici e zitto zitto si riprenderà la vita che gli spetta. E si potrebbe continuare con esempi analoghi relativi ad altri mostri ed altri delitti.Ci sarà occasione. Ora è il momento del “mostro no vax” che ce l’ha coi medici e crede nei complotti fino a uccidere. Ha pure dei tratti cinesi. La prima pagina è tutta sua.
GR
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