Proseguono gli incontri diplomatici del governo iraniano con i principali paesi mediorientali. L’incontro nel regno dell’Arabia Saudita arriva a distanza di dieci giorni da quello in Siria con il governo di Assad. Il ministro iraniano è stato accolto all’aeroporto internazionale King Abdulaziz di Jeddah da funzionari del governo saudita, della Banca islamica per lo sviluppo e da personale del consolato iraniano.
L’incontro è stato anticipato da una serie di accordi utili alla riapertura dell’ambasciata e dei corpi consolari sauditi in Iran. Tale decisione è stata assunta a marzo nella capitale cinese, Pechino. La rottura si era consumata nel 2016 quando l’Arabia Saudita interruppe i rapporti con l’Iran a seguito dell’assalto di alcuni manifestanti delle postazioni diplomatiche saudite a Teheran. Gli assalti e le rivolte furono scatenate dal fatto che Riyadh aveva giustiziato un importante religioso sciita giorni prima.
Il riavvicinamento saudita-iraniano ha portato a diversi sviluppi positivi in Medio Oriente. I colloqui di pace nello Yemen, dove l’Arabia saudita ha combattuto gli Houthi (Ansar Allah) allineati con l’Iran negli ultimi otto anni, sono andati avanti. Riyadh, come detto, ha anche ristabilito le relazioni con Damasco e ha sostenuto gli sforzi per ripristinare il seggio della Siria nella Lega Araba.
I nuovi sviluppi indicano che sia l’Arabia Saudita che l’Iran sono profondamente impegnati nell’accordo di normalizzazione, che è stato visto sia come un duro colpo per l’influenza degli Stati Uniti nella regione sia come una grande vittoria politica per la Cina. In particolare le rinnovate e floride relazioni che l’Iran sta costruendo sono importante colpo inferto all’operazione di accerchiamento promossa da Israele.
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