Il Qatar siamo Noi #16
Il Marocco dei miracoli, dopo aver dominato il suo girone lasciandosi alle spalle Croazia e Belgio, elimina dai mondiali qatarioti anche la presuntuosa selezione spagnola, battuta ai calci di rigore dopo una partita di sterile e ammorbante possesso palla. Per la nazionale nordafricana si tratta della prima volta fra le migliori otto del mondo pallonaro; ai quarti di finale sarà inoltre l’unica nazionale che non appartiene al blocco dominante di Europa e Sudamerica e l’unica rappresentante del mondo arabo, che nella sua interezza sta facendo quadrato intorno ai marocchini: nella festa a bordo campo dopo la vittoria contro la Spagna è spuntata pure una bandiera palestinese. Come già accaduto al termine dell’incontro con il Belgio, le comunità di immigrati marocchini disseminate per l’Europa occidentale si sono fatte sentire con rumorose feste di piazza che hanno talvolta dato origine a disordini, come capitato a Bruxelles (ma in tono assai minore rispetto a dieci giorni fa: la polizia antisommossa si era preventivamente mobilitata), a Rotterdam, a Marsiglia e a Granada. In Spagna era circolata la notizia di ronde antimarocchine organizzate dai gruppi ultras di diversi club della massima serie: a Madrid l’antimarocchinismo avrebbe addirittura avuto il potere di unire le tifoserie rivali del Real e dell’Atletico, ma all’atto pratico i festeggiamenti si sono svolti senza incidenti. In Italia, a fronte di tanti caroselli pacifici, qualche episodio di vandalismo si è verificato a Milano, nei pressi del maxischermo approntato dal consolato del Qatar: in piazza Gae Aulenti è stato distrutto l’arredo urbano ed è volato qualche sgabello. A Verona, invece, un gruppo di ultras dell’Hellas è passato a vie di fatto, a differenza degli omologhi spagnoli, rompendo con spranghe e catene i finestrini di un’auto che partecipava ai festeggiamenti. Mentre si onora il Marocco per le sue prestazioni sul campo, per le prodezze del portiere Bounou e l’intelligenza del regista Amrabat, ci si chiede da dove derivi la furia iconoclasta che caratterizza diversi suoi tifosi figli della diaspora, nella maggior parte dei casi nati e cresciuti in Francia, in Belgio o in Olanda, contro un Occidente che, quantomeno negli ultimi vent’anni, ha fatto di tutto per favorire la cosiddetta “integrazione” degli immigrati, marocchini in primis. Difficile che si giunga ad una risposta compiuta entro sabato prossimo, quando si giocherà Marocco-Portogallo. Nessuna squadra africana ha mai raggiunto le semifinali di una coppa del mondo. Il Marocco potrebbe essere la prima a compiere l’impresa, coi suoi ragazzi nati quasi tutti nelle periferie delle metropoli europee. Comunque vada, ci si ricorderà a lungo di questo Marocco che spacca tutto.
GR
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