Il faro della libertà brilla su Tbilisi, ultimo avamposto della civiltà nel remoto Caucaso. Sullo sfondo delle manifestazioni che hanno imposto al governo in carica il dietro-front sul progetto di legge “contro gli agenti stranieri”, che puntava a ridurre il peso delle Ong “ispirate” dall’Occidente nel quadro di un avvicinamento “tattico” alla Russia, si sta consumando l’ennesima “rivoluzione colorata” che tanto somiglia alla “Rivoluzione delle rose” che determinò nella stessa Georgia un cambio di regime in senso filo-occidentale vent’anni fa. Ad attestarlo è l’enfasi propagandistica che il sistema massmediatico sta dispiegando per celebrare il “no pasaran!” in salsa georgiana. Gli inviati dell’Occidente libero rispolverano la retorica barricadera già adoperata nelle recenti vicende iraniane, inneggiando alla rivolta, alla conquista dei palazzi del potere ed alla cacciata delle legittime autorità politiche. Il processo eversivo sarebbe legittimato dal fatto che la stragrande maggioranza della popolazione georgiana sarebbe “europeista”, a differenza del governo dipinto come “traditore”, ed allo scopo si creano delle figurine che vanno ad aggiungersi all’album dell’immaginario obbligatorio. Ecco quindi che diventa virale il filmato con la donna in Ffp2 che sventola una bandiera dell’UE “sfidando gli idranti” della polizia assieme ad altri coraggiosi manifestanti in quel viale Rustalevi già perfetta scenografia della nuova rivoluzione. Ecco il georgiano più famoso del mondo, il calciatore del Napoli Kvicha Kvaratskhelia, che prende posizione a favore della protesta dichiarando che “Il futuro della Georgia è in Europa”, proprio lui che aveva lasciato la squadra russa del Rubin Kazan, nel marzo scorso, denunciando non meglio precisate minacce alla sua famiglia dopo l’inizio del conflitto in Ucraina. Ecco pure, per quei pochi ai quali le figurine non bastano, lo scontro istituzionale fra il capo del governo Irakli Garibashvili, che tuona “Il futuro non appartiene più ai servi di governi stranieri” , e il capo dello stato Salomé Zurabichvili, donna francese di nascita e di carriera diplomatica (ha lavorato nella diplomazia transalpina fino al 2004) diventata ministro degli esteri all’indomani della già citata “Rivoluzione delle rose”, quando non aveva neppure la cittadinanza georgiana, ed eletta alla presidenza della repubblica nel 2018 (quando una sua prima candidatura era stata respinta cinque anni prima per via della doppia cittadinanza) con il supporto dello stesso partito del premier, quel “Sogno georgiano” che rappresenta la fazione più “realista” della cricca occidentalista che si è affermata dopo il cambio di regime del 2003. La Zurabichvili si è permessa di arringare la folla da New York, dove si trovava in visita istituzionale, ribadendo l’irreversibilità della scelta “europea” della Georgia ed accusando il governo del suo stesso partito di tradimento del mandato elettorale e di affinità con Putin. Nelle retrovie, iniziano a spuntare nuovi “giovani leader” formati in quella “Free University of Tbilisi” che rappresenta l’epicentro dell’occidentalismo “colorato” in Georgia. Fondato dall’oligarca e “filantropo” Kakha Bendukidze, arricchitosi in Russia con il commercio di prodotti biochimici all’epoca delle privatizzazioni selvagge degli anni ’90 e poi trasferitosi nel paese caucasico all’indomani della Rivoluzione delle rose, l’istituto è specializzato nelle “relazioni internazionali” ed esercita la sua influenza in tutto il paese, dando vita nelle realtà più periferiche a centri educativi e gruppi giovanili o femminili all’interno dei quali vengono cooptati i più promettenti allo scopo di far loro frequentare i corsi universitari nella capitale. Da questa trafila viene Dachi Imedadze, fluido hipster caucasico fino a ieri leader del gruppo “Students for Freedom”, oggi animatore della campagna “Shame Movement” e domani chissà: primo ministro, ministro delle finanze, ministro della difesa…è un ragazzo versatile. Viale Rustaveli è la nuova Euromaidan. Il guinzaglio dell’Occidente si stringe su Tbilisi.
GR
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